Il 27 marzo del 1938 svaniva nel nulla Ettore Majorana, fisico militante nel gruppo dei “Ragazzi di Via Panisperna”, al quale apparteneva anche Enrico Fermi. Scomparso senza lasciare traccia, il mistero di Majorana ha appassionato intere generazioni, sollevando una serie di ipotesi mai verificate.
Fuga volontaria, rapimento, suicidio: un giallo senza soluzione che ha alimentato sospetti e congetture. Majorana, il più schivo del gruppo dei “Ragazzi di Via Panisperna”, sparì la sera in cui partì per Napoli, dove gli era stata affidata una cattedra. Annunciò la sua volontà di sparire con una lettera ad un amico napoletano, ritrattando con una seconda missiva il giorno seguente. Ultima testimonianza è una lettera alla famiglia in cui raccomanda ai parenti di non vestirsi di nero per lui. Da quel momento Majorana diviene un fantasma, avvistato in più parti del mondo: alcuni affermano di averlo visto in Germania, altri ancora in Argentina e infine in Venezuela. Un’altra ipotesi, al quale dedicò un libro Leonardo Sciascia, lo vide come un barbone particolarmente dotato per la matematica che gironzolava per la Sicilia, mentre altri ancora ipotizzarono una fuga in un convento in Calabria. Capace di stare giorni chiuso nella propria stanza immerso nei calcoli, le sue opere più importanti riguardarono la fisica nucleare e la meccanica quantistica relativistica. La comunità scientifica lo ricorda, fra le altre cose, per la teorizzazione dei fermioni e per quella che è divenuta famosa come l’equazione di Majorana. A lui è stato dedicato un asteroide, il 29428 Ettoremajorana, scoperto nel 1997.
Enrico Fermi, quando apprese della sua scomparsa dichiarò: “Con la sua intelligenza, una volta che avesse deciso di scomparire o di far scomparire il suo cadavere, Majorana ci sarebbe certo riuscito. Majorana aveva quello che nessun altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso”
