Dpcm 2 Novembre, Italia suddivisa in 3 aree: cosa significa?
Suddividere l’Italia in tre aree differenti per individuare le misure adatte da applicare in concomitanza con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm
È questo in sintesi l’obiettivo primario annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso dell’informativa alla Camera dei Deputati. Lo stesso premier ha sottolineato che “nelle settimane l’incremento di casi Covid è stato di 150 contagi per ogni 100 mila abitanti ed anche nel nostro Paese la situazione è in peggioramento, la recrudescenza ha condotto ad una moltiplicazione significativa dei contagi”.
Italia divisa in tre aree, cosa vuol dire?
Il piano di suddivisione territoriale del Paese prevede tre livelli. Il primo, spiega Conte, sarà nazionale sebbene “non si segnalano livelli di rischio elevato”, ma serviranno ugualmente restrizioni più dure per scongiurare una nuova pericolosa ondata. Tra le nuove misure figurano quindi il coprifuoco nazionale alle 21, lo stop ai centro commerciali nei weekend, la riduzione della capienza dei mezzi del trasporto pubblico al 50% e la didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori. Il secondo livello comprende le Regioni in cui si registrano livelli di rischio non preoccupanti. Il terzo riguarda infine le Regioni con criticità più elevate, nelle quali non si escludono le zone rosse locali, la sospensione di molte attività e lo stop agli spostamenti non necessari.
Inoltre toccherà al ministro della Salute inserire le Regioni in una delle tre aree sopracitate mediante un’ordinanza. Tale decisione “dipenderà dal coefficiente di rischio della Regione, dopo la combinazione di diversi parametri. Sempre con ordinanza del ministero della Salute si potrà uscire da un’area a rischio ed entrare in un’altra”.
I criteri base
Occorre adottare dei valori certi per individuare le 3 aree sopracitate. Una di queste è indubbiamente l’indice di trasmissibilità Rt, ovvero un parametro che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Quindi rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle restrizioni miranti al contenimento del Covid-19. Rimane da chiarire il focus del monitoraggio: provinciale oppure regionale. Comunque sia, ribadisce il premier, ogni misura sarà presa sulla base del principio di “proporzionalità ed adeguatezza”, nonché sulla base del livello di rischio “concretamente rilevato nei territori”.
Quali sono le Regioni più critiche
Le “11 Regioni e province autonome a rischio elevato o molto elevato” sarebbero: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Lo rivela il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità.