Donald Trump, presidente degli USA, ha firmato per la prima volta un disegno legislativo al quale era dichiaratamente contrario: si tratta dell’emanazione di sanzioni economiche nei confronti della Russia. Il Congresso americano ha infatti votato a larghissima maggioranza in favore del provvedimento, motivato principalmente dalle presunte interferenze della Russia nelle elezioni USA del 2016.
E’ ormai infatti mesi che il Russiagate imperversa, con inchieste, indagini e molti interrogativi ancora senza risposta. Gli intrecci tra il Cremlino e l’entourage di Trump non sono chiari, ma più il tempo passa più sembra chiaro che qualche contatto ci sia stato; è ancora difficile l’ipotesi impeachment, ma di sicuro il presidente non naviga in acque sicure.
Dimostrazione di ciò è proprio questo voto del Congresso, che lo ha messo con le spalle al muro, costringendolo a firmare controvoglia un atto ostile a quella Russia con cui tanto voleva allacciare rapporti saldi ed amichevoli. La reazione russa non si è fatta attendere, con l’avviso di allontanamento di circa 700 diplomatici americani da Mosca, già diffuso qualche giorno fa. Putin si è spazientito, sebbene il portavoce Peskov, con una nota, abbia detto che la Russia riconosce la situazione di contraddizione interna alla Casa Bianca.
Una serie di contrasti che, ad ogni modo, non fanno certo bene ai rapporti tra i due Stati, con il Cremlino ormai sfiduciato dalla ondivaga politica estera americana, frutto della pesante opposizione a Trump in seno allo stesso partito repubblicano. Del resto anche la Cina e la stessa UE, a fronte di contrastanti comportamenti, hanno iniziato a guardarsi intorno e cercare di tutelare da sè interessi non più garantiti da quello che un tempo era il garante della sicurezza mondiale.
