Arte e Cultura

Qual è la differenza tra Otaku, Hikikomori e Weeaboo? Ecco il significato

Chi sono Otaku, Hikikomori e Weeaboo? Ecco tutte le nuove categorie che si diffondono tra i giovani occidentali

La cultura giapponese interessa sempre più ragazzi e ragazze in tutto il mondo: l’incontro con i prodotti giapponesi ha infatti conquistato molti giovani, oggi adulti, e continua a suscitare un grande interesse presso una vasta platea. Ne è una dimostrazione pratica la diffusione del giapponese anche in Italia.

Quella giapponese è stata una vera e propria controcultura che ha appassionato i giovani, ma non tutti sanno il significato di alcune parole fondamentali per comprendere questo mondo quale, ad esempio otaku.

Che significa otaku? Storia della parola

Otaku potrebbe essere tradotto in maniera abbastanza approssimativa con l’inglese “nerd”. Un otaku è una persona che coltiva i propri interessi da casa. La maggior parte degli otaku si interessa a manga, anime, videogiochi. In giapponese la parola otaku è in realtà un pronome formale di seconda persona, molto simile al “voi” italiano.

Quando i primi otaku fecero la propria comparsa in Giappone durante gli anni ’90 vennero etichettati come asociali o comunque persone che non amavano stringere relazioni personali. In realtà ciò non è del tutto vero: nonostante molti otaku passino molto tempo nella propria camera, non sono veri e propri “reclusi”, esistono molti raduni di otaku in luoghi pubblici, quali feste, fiere ecc.

otaku

Quando questa parola venne portata in Occidente si snaturò leggermente: oggi otaku è chiunque coltivi interessi inerenti alla cultura giapponese, e non interessi in generale. Il termine si connota poi sempre più digitalmente: un otaku ama vivere su Internet! Il termine anche in Giappone è ormai divenuto positivo, ed è sinonimo di una persona tenuta in buona considerazione nella società nipponica.

Un termine poco conosciuto: chi è e come si comporta il Weeaboo?

In Italia non si sente parlare molto di Weeaboo, ma negli Stati Uniti ci sono sempre molti più ragazzi che seguono questa filosofia. Se un Otaku ama la cultura giapponese, ma cerca di contestualizzarla rispetto alla propria, un Weeaboo si comporta esattamente come un suo coetaneo giapponese.

In genere ne conosce la lingua e ne inserisce frasi nei propri discorsi. In realtà un Weeaboo ritiene che la cultura nipponica sia nettamente superiore a quella degli altri paesi, e spesso è visto di cattivo occhio dagli otaku stessi.

Una variante: il Wapanese

Leggera variante occidentale si configura nel Wapanese, neologismo composto da Japanese e Wannabe (vorrei-essere). Il Wapanese è colui che desidera di essere giapponese pur avendo una forte cultura occidentale.

Hikikomori: una scelta estrema

Ultimamente si sta parlando sempre di più dei cosiddetti “hikikomori“, ovvero di persone che azzerano totalmente la propria socialità fisica passando anni, a volte tutta la vita, rinchiusi tra le mura di casa. Non è necessaria la correlazione tra otaku ed hikikomori, visto che i nuovi “reclusi” rigettano anche l’uscire di casa per recarsi a fiere e manifestazioni.

In Giappone l’essere hikikomori è considerato alla pari di un comportamento patologico e molti esperti psicologi stanno cercando una soluzione a questo problema sempre più dilagante. Gli hikikomori decidono di rimanere in casa non per seguire le proprie passioni, ma per paura del mondo esterno.

hikikomori chi è

Molti giovani hanno paura ad integrarsi nella società degli adulti ed abbandonare il proprio stato adolescenziale. Questo li conduce a ripararsi in casa dal mondo esterno, frenetico e convulso. Anche per gli hikikomori Internet è una risorsa fondamentale: molti coltivano rapporti interpersonali in maniera del tutto virtuale.

Quanti sono gli hikikomori oggi?

Secondo il governo giapponese ad oggi ci sarebbero 540.000 hikikomori di “seconda generazione”, ovvero compresi tra i 15 e i 39 anni. Ci sarebbero anche 613.000 hikikomori di prima generazione, ovvero compresi tra i 40 e i 65 anni. Questi ultimi destano molta più preoccupazione al Governo, in quanto soggetti estranei al mondo del lavoro e potenzialmente in situazione di estrema povertà.

Gli hikikomori sono in prevalenza giovani, maschi di famiglie benestanti. In realtà c’è un numero di ragazze che soffre dello stesso problema, anche se poco evidenziato dalla società giapponese, che considera normale la autoreclusione di una ragazza tra le mura di casa. Alla base di questo disturbo potrebbe esserci l’evoluzione di condizioni pregresse e la paura data dall’alta competitività sociale insita nella cultura nipponica.

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