Decreto Aprile, Carlo Cottarelli: ”Previsti veri interventi di ripartenza”
L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani è un organismo nato presso l’Università Cattolica di Milano per analizzare il flussi di spesa pubblica e favorire un migliore utilizzo delle risorse. Oggi cercheremo di capire meglio cos’è e cosa fa, parlando con il Direttore dell’Osservatorio, il prof. Carlo Cottarelli.
- Come nasce il vostro Osservatorio, quando e perché?
Innanzitutto grazie dell’intervista. L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani nasce il 3 novembre del 2017 presso l’Università Cattolica di Milano, con lo scopo di promuovere attraverso attività di analisi, ricerca e comunicazione una buona e trasparente gestione dei conti pubblici.
Questa promozione di analisi e di idee è giustificata da due considerazioni. Primo, il settore pubblico attualmente costituisce un elemento di debolezza per l’economia italiana, sia in termini di squilibri finanziari, sia in termini di efficienza nel produrre servizi.
La seconda considerazione è la convinzione che una migliore gestione della cosa pubblica possa essere raggiunta solo se, come cittadini, siamo convinti che le cose vadano cambiate. Spesso si incolpano i politici del mal funzionamento del settore pubblico. Ma, in ultima analisi, in una democrazia i governi riflettono la volontà popolare e quindi, per cambiare le cose, occorre cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai danni che un settore pubblico squilibrato finanziariamente e poco efficiente causa a tutti noi. Per questa ragione, l’obiettivo, certo ambizioso ma spero realistico, dell’Osservatorio é quello di comunicare in modo chiaro a un pubblico ampio, non solo di esperti, pur sempre mantenendo un elevato rigore nell’analisi ed evitando le semplificazioni fuorvianti.
- Dove avete sede e come vi finanziate?
La sede principale è presso l’Università Cattolica di Milano, che è anche un nostro finanziatore. Inoltre abbiamo una sede presso l’Università Cattolica di Roma. L’Osservatorio è finanziato principalmente da imprese, banche, fondazioni, ma anche dalle donazioni dei singoli cittadini che condividono il progetto.
- Quali sono le principali attività e a chi sono rivolte?
Le attività di analisi spaziano su tutti i campi della finanza pubblica. Produciamo analisi che possono mettere in luce inefficienze, ritardi, riforme incompiute, oppure illustrare il funzionamento di certi meccanismi legati alle dinamiche del debito, oppure fornire l’interpretazione di alcuni documenti ufficiali come la Legge di Bilancio o i Documenti di Economia e Finanza.
- Quali contributi avete dato nel tempo alla programmazione della vita politica e socioeconomica italiana? Con quali risultati?
Uno dei contributi di maggior successo è stato sicuramente la quantificazione delle misure economiche e delle coperture previste da ciascun partito politico durante la campagna elettorale del marzo 2018, proprio agli inizi dell’attività dell’Osservatorio. Abbiamo chiesto a tutti i partiti di fornirci anche le loro previsioni sugli indicatori di finanza pubblica. In altre parole, abbiamo potuto confrontare quanto i partiti avevano in mente di spendere, con quali risorse volevano coprire queste spese e come si sarebbe evoluto il rapporto tra debito pubblico e Pil. In quella campagna elettorale certamente ci fu più attenzione ai conti pubblici rispetto a quanto non avvenne in passato, in parte forse anche grazie al nostro operato.
- Quali sono state le iniziative che avete portato avanti nel tempo e quali quelle di cui siete più orgogliosi?
Un altro progetto che ha avuto un ottimo riscontro tra il nostro pubblico sono delle facili dispense di finanza pubblica per i “non addetti ai lavori” – si chiamavano appunto “Finanza Pubblica Per Tutti” – dove abbiamo fornito un primo approccio per spiegare cosa sono i conti pubblici, come si finanzia uno Stato, la tassazione e il ruolo della spesa pubblica, le pensioni, la relazione tra crescita economica e politica di bilancio, e si è fornita una spiegazione del funzionamento delle regole europee. È stata davvero molto apprezzata, a tal punto che alcuni professori delle scuole superiori le utilizzano durante le lezioni agli studenti.
- Quanti sono attualmente i soci? Quanti nei vari territori italiani? Chi fa parte oggi del direttivo e con quali deleghe?
Il team dell’Osservatorio è attualmente costituto da 9 ricercatori, affiancati dal sottoscritto e dal vicedirettore Giampaolo Galli. Proprio in virtù della massima trasparenza, sul nostro sito web potete trovare anche due sezioni relative ai componenti del Comitato Direttivo e ai finanziatori.
- In quali territori l’Osservatorio è più presente?
In termini di comunicazione possiamo dire che abbiamo una buona copertura su tutto il territorio italiano. Da un lato sono, anzi, ero prima del coronavirus invitato a partecipare a numerosi eventi in tutta Italia, da nord a sud. Ora purtroppo non posso partecipare fisicamente, ma mi collego molto spesso attraverso i canali social o tramite i talk show televisivi. Dall’altro lato, l’Osservatorio è presente anche sui maggiori social cercando di produrre dei contenuti adatti a ciascun canale.
- Com’è il rapporto con le altre organizzazioni che operano nel vostro stesso campo? In che modo, se lo fate, collaborate?
Ci sono diversi centri di ricerca molto competenti, di cui spesso leggiamo i rapporti e gli studi, dove tra l’altro ora lavorano alcuni nostri ex collaboratori. Una collaborazione attualmente in corso riguarda un progetto sulla burocrazia per cercare di semplificare alcune norme, che stiamo conducendo assieme alla Fondazione Think Tank Nord Est e altre associazioni.
- Quali sono le iniziative o le attività che avete in mente per il futuro?
Con il team si sta lavorando per cercare di avere una maggiore presenza sui social. A questo proposito abbiamo aperto da poco il canale YouTube e il nostro profilo su Instagram. Al di fuori dei social, prima dell’attuale emergenza avevamo in mente di organizzare alcuni eventi nelle università di tutta Italia per dialogare con gli studenti interessati di finanza pubblica e contestualmente presentare il nostro libro “Due anni tra i conti pubblici”, che raccoglie le principali analisi scritte tra il 2017 e il 2019. Non appena sarà possibile, cercheremo di portare avanti questa idea.
- Qual è la situazione in Italia e in Europa dal vostro punto di vista? Vedete dei cambiamenti nell’ultimo periodo?
La situazione è molto delicata. Gli errori strategici del passato ora vengono fuori, sia in Italia con il suo debito eccessivo, sia in Europa con il progetto europeo incompiuto. Ma ora non è il tempo delle recriminazioni ed è più che mai necessario guardare al futuro per capire come impostare la ripartenza. Relativamente ai conti pubblici, le istituzioni europee, e in particolar modo la BCE, hanno messo in atto un piano mai visto. Secondo una nostra stima, l’ammontare di titoli di Stato italiani che verranno finanziati dalle risorse delle istituzioni europee nel 2020 potrebbe essere attorno ai 240 miliardi (senza contare il tanto dibattuto Meccanismo Europeo di Stabilità).
Questo equivale a oltre il 50 per cento del fabbisogno di finanziamento di quest’anno dello Stato italiano. Per quanto riguarda i decreti relativi all’economia italiana (“Cura Italia” e “Liquidità”), si è cercato di tamponare la crisi e fornire i primi sostegni economici. Si attende ancora il cosiddetto “Decreto aprile” dove saranno previsti i veri interventi di ripartenza e sugli investimenti pubblici che lo Stato intende attuare. Su questo mi sono espresso in passato indicando anche 3 priorità per limitare i danni economici: la rapidità nell’esecuzione delle politiche dove ci si è mossi troppo lentamente e ci si sta chiedendo se non servano dei contributi a fondo perduto a favore delle imprese; una attenta gestione della liquidità nelle casse dello Stato per fronteggiare l’emergenza; una pianificazione della riapertura per evitare guai peggiori in futuro.
- In cosa bisogna investire per migliorare?
In istruzione in modo tale che si possa essere tutti pronti per i cambiamenti in corso. E mi riferisco non solo ai giovani, ma anche a imprenditori e commercianti. Di pari passo lo Stato deve snellire la burocrazia e rendere più efficiente la giustizia civile dove l’incertezza della legge e la lentezza dei processi influiscono negativamente sugli investimenti.