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Dario Fo morto: vita e opere del giullare premio Nobel

Si è spento Dario Fo. Scrittore, attore, regista, drammaturgo. Artista e intellettuale del ‘900. Dario Fo era tutto questo e molto altro. Morto a 90 anni per gravi problemi respiratori. Il premio Nobel per la letteratura era ricoverato da circa due settimane all’ospedale Sacco di Milano e nelle ultime ore le sue condizioni di salute si erano aggravate. Il 20 settembre aveva presentato a Milano la sua ultima opera “Darwin ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?”.

L’Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro paese – ha dichiarato il premier Matteo Renzi nel giorno del cordoglio – La sua satira, la ricerca, il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l’eredità di un grande italiano nel mondo”.

Un uomo la cui vita è stata “esageratamente fortunata”, come era solito ripetere. Figlio di un capostazione, nato a Sangiano (Varese)  il 24 marzo 1926 in un paesino del Lago Maggiore, mai avrebbe immaginato di vivere una vita tanto intensa. Prima gli studi all’Accademia di Brera dove respira nuovi stimoli artistici e culturali, poi gli anni bui della guerra con indosso la divisa della Repubblica di Salò. Passando dai testi radiofonici del “Poer Nano” al Teatro Piccolo di Milano con “Il dito nell’occhio” insieme a Parenti e Durano. Poi una breve parentesi cinematografica con Lizzani nel film “Lo sviato”.

Sconvolgente l’incontro con Franca Rame. Donna e compagna di una vita. Profondamente legati dall’amore per il teatro. Da questa unione, nascono gli spettacoli degli anni 50-60 “Gli arcangeli non giocano a flipper”, “Chi ruba un piede è fortunato” e “La signora è da buttare”. Insieme debuttano nel varietà televisivo “Canzonissima”, subendo i pesanti tagli della censura. Nel ‘69 la sua opera più celebre “Mistero Buffo”: Fo, unico attore in scena, recitava testi antichi rielaborandoli attraverso un particolare linguaggio teatrale, il grammelot, che fa eco alle improvvisazioni dei giullari e mescola lingue e dialetti della Pianura Padana. Un linguaggio che si compone di suoni onomatopeici e parole prive di qualunque significato logico, imitando il ritmo e l’intonazione di parlate diverse.

Un teatro intriso di storia e cronaca fatto di opere come: “Morte accidentale di un anarchico”, di chiaro stampo politico e poi ancora “Pum, pum! Chi è? La polizia”, “Non si paga, non si paga!”, “Il Fanfani rapito”.

Apprezzato in tutto il mondo, grande attore e improvvisatore, autore di una nuova Commedia dell’Arte rivisitata in chiave satirica, vanta un corpus drammaturgico di quasi un centinaio di pièces teatrali che insieme al grammelot, pura invenzione narrativa, gli valsero il premio Nobel per la letteratura nel 1997Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.

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