Dall’Ottocento ad oggi, cosa è cambiato?
Tutti sappiamo che il mondo è in continuo cambiamento, cambia lo stile di vita, cambia il modo di comprare, il modo di lavorare, e cambia anche il modo di parlare.
Ebbene si, il linguaggio nei secoli, negli anni, nei mesi sta subendo dei cambiamenti.
Cambiamenti nello scrivere, nel parlare, nel confrontarsi con altri; e cosi, oltre alla crisi finanziaria dobbiamo subire anche la crisi del congiuntivo.
Ancora oggi, nel 2018, ci domandiamo; si dice “se io fossi?” o “se io avrei?”
Adesso non voglio fare una lezione di grammatica, voglio solo dire:
A chi dare la colpa di ciò? Alle istituzioni? Alla società? Al fatto che si legge poco? Ai maestri delle scuole elementare che, tra l’altro, continuano a scioperare per la loro condizione di precarietà!! A chi dare la colpa se l’Italia oltre alla crisi finanziaria deve anche subire la crisi dell’Italiano sia esso scritto che orale?
Tanti e tanti anni fa, la colpa di ciò era soltanto l’astrazione sociale, se eri ricco potevi accedere all’istruzione, se eri povero, no!! Se eri povero eri costretto ad andare a lavorare e a non poter accedere all’istruzione.
Ma oggi, riflettiamoci, la situazione non è cambiata, basta pensare alle tasse universitarie, basta pensare ai libri che devi acquistare solo per una materia, quindi cosa è cambiato?
Non è cambiato nulla, il congiuntivo non è in crisi o almeno non lo è mai stato, è la società che porta le nostre menti a pensare che il congiuntivo sia in crisi, per il semplice fatto che i giovani dopo il diploma sono costretti ad andare a lavorare (molte volte anche sottopagati), per il semplice fatto che devono aiutare i genitori, i padri di famiglia che hanno perso il lavoro, per aiutare la madre che non riesce a trovare un lavoro solo perché è una donna, si perché diciamoci la verità la società dell’ 800 non è cosi diversa dalla società del ventunesimo secolo.
Non voglio dire cosa fare per risolvere questa situazione, voglio solo fare un appello ai giovani usando le parole di Italo Calvino:
“Un paese che distrugge la scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da temere”