Omicidio Dalla Chiesa: a Palermo manifestazioni in memoria
Era il 3 settembre dell’82 quando colpi di mitraglietta colpirono l’auto del generale Dalla Chiesa, carabiniere e prefetto di Palermo. Era l’inizio della stagione dei martirii per la Sicilia e per l’Italia intera. Era la stagione dell’affronto mafioso allo Stato.
Oggi, sempre a Parlermo, in quella via Carini che oggi porta il nome del generale, si è svolta una manifestazione blindatissima alla presenza del capo dello Stato e delle autorità locali. Fiori e parole per ricordare un triste episodio della storia italiana, ancora avvolto nel mistero. I cittadini e le associazioni però non hanno gradito la loro esclusione dal memoriale, non celando rabbia e delusione ai microfoni della stampa.
“Non fare entrare i palermitani onesti è stata una cosa squallida – queste le parole di un cittadino – sono venuti a fare la solita passerella e via”. Le associazioni hanno potuto partecipare alla commemorazione solo quando le autorità hanno lasciato la zona. Nonostante tutto, però, iniziative pubbliche sono previste fino a tarda sera in tutta la città con associazioni provenienti da tutto il Paese. Fino alle 23 si svolgerà la “Festa dell’Onestà”.
Omicidio Dalla Chiesa: una pagina di storia
Già da anni omicidi eccellenti e non scuotevano il cuore della Sicilia. Boris Giuliano, Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Mino Pecorelli alcuni dei nomi delle vittime. Il generale Dalla Chiesa, che già occupava un ruolo di spicco all’interno dell’Arma, fu inviato a Palermo in veste di prefetto.
Nelle intenzioni, una risposta forte dello Stato. Nella pratica, ma questo è lecito stabilirlo solo con il senno di poi, un martirio annunciato. Lo stesso generale, in vita, constatò i pochi mezzi a sua disposizione per combattere le associazioni mafiose. Da tempo il prefetto era a lavoro per ridisegnare la mappa del potere mafioso siciliano, a suo avviso totalmente cambiata in pochi anni. Il cosiddetto “rapporto dei 162” sarebbe stato trasmesso alla Procura a partire dal luglio 1982. Probabilmente il suo omicidio in settembre fu conseguenza diretta della composizione di quel rapporto.
Anche i funerali del prefetto, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo, sono un pezzo di storia. I cittadini palermitani reagirono duramente alla presenza delle alte cariche dello Stato al funerale. La classe politica fu ritenuta trasversalmente colpevole di aver fatto poco per salvaguardare la vita del generale. Solo l’allora Presidente Pertini non fu bersagliato dalla dolorosa rabbia di chi viveva in primo piano un clima di guerra.
Unanime fu il j’accuse anche del cardinale Pappalardo. Durante la celebrazione della funzione, parafrasando Tito Livio, l’assenza dello Stato in Sicilia fu paragonata alla presa di Sagunto da parte dei Cartaginesi. Una pagina di storia dolorosa ancora ferma nella mente di milioni di italiani.