Crisi Migranti, Summit a Parigi: leader europei pronti ad appoggiare l’Italia?
Nuovo incontro, questa volta nella capitale francese, stesso tema: la crisi dei migranti africani che sta attanagliando in particolar modo l’Italia. Dopo mesi di appelli da parte del nostro Paese, nonché di incontri poco risolutivi, questa volta sembra esserci la volontà degli altri leader europei a muoversi verso una soluzione concreta. Guidati da Macron, al vertice presenziano anche Gentiloni, Merkel e Rajoy: la proposta francese sarebbe quella di trattare le richieste di asilo già sul suolo africano, alleviando così la pressione sui Paesi europei maggiormente “stressati” dai recenti flussi, Spagna e Italia in primis.
Per fare ciò, non potevano mancare interlocutori africani: i leader di Chad (Deby), Niger (Issoufou) e Libia (al-Sarraj), sono infatti stati chiamati per elaborare una strategia efficace. Sono infatti questi gli Stati maggiormente transitati dai migranti, provenienti principalmente dall’Africa occidentale e diretti verso le coste del Maghreb. La maggior parte arriva in Libia e da lì salpa per l’Italia, nelle mani dei trafficanti: circa in 100.000 hanno attraversato il Mediterrano quest’anno, cifre alte ma in diminuzione rispetto all’anno scorso, soprattutto negli ultimi mesi, grazie alle intese tra Italia e Libia.
Gli obiettivi dell’Europa a lungo termine sono di rafforzare i controlli ai confini degli Stati di transito e di creare posti di lavoro a favore delle comunità più povere, al fine di alleviare la necessità di migrare. Nel più breve periodo, si cercherà appunto di creare “hot-spots” lungo le principali tratte, per identificare i migranti e individuare coloro che hanno diritto all’asilo politico, spesso in minoranza rispetto a quelli che vengono invece definiti “migranti economici”, mossi dal desiderio di trovare fortuna negli Stati europei.
Sembrerebbe dunque che si stia per compiere un passo decisivo: molto dipenderà dalla fattiva collaborazione dei leaders africani: i maggiori dubbi ricadono su al-Sarraj, che non ha il controllo su tutta la Libia, la cui drammatica situazione interna sembra essere lontana da una soluzione pacifica.