Cosa si mangerà nel futuro?
In un mondo in così rapida evoluzione come quello odierno quale potrà essere il futuro dell’alimentazione e della cucina?
Le previsioni più avanguardistiche, riguardo l’evoluzione della gastronomia, vedono l’introduzione sempre più cospicua di ingredienti “esotici” o “strani”, per noi occidentali, come insetti, microalghe e meduse nei prossimi trenta quarant’anni. Il loro impiego sarebbe giustificato dal previsto aumento della popolazione mondiale nel cui novero vanno considerate quelle che già oggi soffrono per carenza alimentari. I vantaggi offerti da queste materie prime sono evidenti. Fanno bene e non inquinano.
Gli scienziati dell’olandese Wageningen University sostengono che questi animaletti abbiano valori nutrizionali più elevati della carne comune, oltre a contenere molte proteine. Il loro allevamento è più economico rispetto a quello dei bovini, richiede un minor consumo di acqua e non danneggia l’ambiente con emissioni gassose. Una larga fetta della popolazione mondiale ne fa già un uso significativo: in Africa è frequente il consumo di bruchi e locuste mentre i giapponesi amano le vespe e i thailandesi i grilli.
All’immaginario degli europei, abituati a diverse scelte nutrizionali può sembrare meno stravagante l’alternativa offerta dalle alghe. Ne esistono diecimila tipi diversi e rappresentano una grande speranza, oltre che un grande business, per la futura umanità: nutrirebbero uomini ed animali, si potrebbero coltivare negli oceani (ovviando in tal modo alla crescente mancanza di terre coltivabili e di acqua).
Servirebbero inoltre anche per produrre biocarburanti, riducendo il fabbisogno di fossili inquinanti come petrolio e carbone. È dimostrato che le microalghe hanno un elevato valore nutritivo e che alcune specie sono ricche di acidi grassi polinsaturi che fanno bene a cuore e cervello. Idem per gli insetti. Già lo chef Carlo Cracco ha dedicato un piatto all’inserimento di questi nuovi ingredienti nella sua cucina proponendo cavallette brasate al vino rosso.
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