Cos’è il vincolo di mandato e perché è vietato dalla Costituzione
Il Movimento 5 Stelle torna a proporre il vincolo di mandato, ma che significa e perché la Costituzione non lo prevede?
I dissidi all’interno del Movimento 5 Stelle stanno facendo sì che il capo politico Luigi Di Maio ritorni a cavalcare un vecchio cavallo di battaglia del M5S: il vincolo di mandato che il ministro degli Esteri vorrebbe introdurre. In realtà il vincolo di mandato non è ammesso dall’art. 67 della nostra Costituzione e, pertanto, per introdurlo bisognerebbe agire con una legge costituzionale. Cos’è realmente il vincolo di mandato e perché la nostra Costituzione non lo prevede?
Cos’è il vincolo di mandato?
Per vincolo di mandato si intende un limite all’azione degli eletti nel corso del mandato che non possono cambiare schieramento rispetto a quello con cui sono stati eletti alla carica che ricoprono. Come detto, al momento la Repubblica Italiana non prevede l’esistenza di un tale vincolo e, pertanto, i politici eletti non hanno alcun ”obbligo di fedeltà” nei confronti del partito con cui sono stati eletti ma possono tranquillamente prendere la decisione politica di cambiare schieramento senza vedere intaccato il loro mandato.
Perché la Costituzione non prevede vincolo di mandato?
Il già citato art. 67 della Costituzione afferma che ”ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Per i padri costituenti il vincolo di lealtà degli eletti non deve essere nei confronti del partito con cui essi si sono presentati alle elezioni ma nei confronti dei cittadini che, attraverso l’esercizio del voto, hanno loro assegnato l’incarico di rappresentarli. La scelta di cambiare o meno schieramento è vista quindi come una scelta puramente politica di cui gli eletti devono rispondere solo ed esclusivamente davanti agli elettori alla successiva tornata elettorale.
Perché introdurre il vincolo di mandato?
Il principio che guida l’art. 67 della Costituzione appare chiaro e sostanzialmente condivisibile, ma la diffusione recente della deprecabile pratica politica del trasformismo e l’incremento dei cosiddetti ”cambi di casacca” delle ultime legislature stanno facendo sorgere il dubbio che, in un contesto politico estremamente fluido come quello attuale, una qualche forma di vincolo di mandato possa essere necessaria.
Chi ritiene necessario il vincolo di mandato lo fa, come visto, facendo riferimento ai troppi ”uomini per tutte le stagioni” presenti sulla scena politica. Dall’altro lato della barricata c’è chi si oppone al vincolo di mandato perché lo ritiene un bavaglio alla libertà dei singoli eletti che, vista l’instabilità delle alleanze politiche moderne e la pressoché totale scomparsa delle ideologie di partito, si troverebbero nella condizione di fatto di dover avallare ogni scelta politica effettuata dai vertici del partito con cui sono stati eletti in Parlamento.