Cos’è Generazione Zero? Intervista al coordinatore di Milano Dario Santo
Generazione Zero è un'associazione impegnata per il rilancio dell'occupazione giovanile. Ecco la nostra intervista a Dario Santo, coordinatore per l'area di Milano.
“Generazione Zero – Giovani e Lavoro” è un’associazione impegnata da tempo sul tema dell’occupazione giovanile e, più in generale, sulle prospettive future dei nostri ragazzi. È presente in diverse aree del nostro Paese, in particolare a Milano dove Dario Santo coordina le attività dell’associazione. Ecco l’intervista che gentilmente ci ha rilasciato.
Come nasce Generazione zero, quando e perché?
Generazione Zero è nata nell’estate del 2018 a Trieste per la necessità di portare alla luce le diverse problematiche dei giovani in Italia, legate soprattutto al lavoro, inteso come mezzo principale di emancipazione e realizzazione personale e all’equità generazionale in genere. Ad enfatizzare la motivazione della sua nascita c’è il fatto che il Presidente dell’associazione, uno dei fondatori, è uno di quei “cervelli in fuga” rientrato in Italia. I temi legati ai giovani non sono visti come priorità dalla politica in questo momento, basti vedere alcune misure come “Quota 100” e il reddito di cittadinanza. “I giovani sono il futuro di uno stato” non deve rimanere un
semplice slogan.
Quali sono le principali attività e a chi sono rivolte?
La nostra attività principale è la sensibilizzazione al tema, ma non solo. Lo facciamo rivolgendoci in particolare a chi è interessato direttamente da questi temi, ovvero i giovani intesi come Under 35. Questa attività passa attraverso diversi canali. Sui social (fb, ig e tw) ogni giorno parliamo di un tema legato ai giovani analizzandolo. Quello che stiamo sempre più implementando però è l’approccio “peer to peer”. Riteniamo importante che dei giovani mostrino realtà virtuose o testimonino situazioni non adeguate direttamente ai loro coetanei. Lo stesso approccio lo manteniamo negli eventi frontali nei quali una parte o l’interezza dei relatori sono Under 35. L’ultimo evento, a Milano, trattava il fenomeno della “fuga di cervelli” e ad intervenire sono stati due giovani intraprendenti e che ricoprono cariche imprenditoriali importanti. Questo è servito a portare al dibattito soluzioni pratiche non solo una descrizione dei problemi.
Quali sono i valori in cui vi riconoscete maggiormente?
Giustizia sociale, equità intergenerazionale, merito e competenza. Parliamo di giovani non solo come fascia d’età, ma anche per tutti quei giovani che nonostante abbiano le competenze non riescono ad esprimere il loro potenziale per colpa di politiche che non li vedono come risorsa. Generazione Zero è fatta da agricoltori, avvocati, impiegati, imprenditori, ingegneri, architetti e studenti universitari di ogni facoltà. Siamo stanchi di essere visti come ragazzi senza voglia di fare e privi di competenze. Non si investe nei giovani. Pretendiamo misure che aiutino i giovani, per il merito e le competenze fornite.
Come vi possono contattare le persone che leggeranno questa intervista e che possono essere interessati a partecipare?
Possono contattarci sui principali social o inviarci una mail a generazionezero0@gmail.com. Tanti ultimamente, oltre a chiederci come fare per darci una mano associandosi ci chiedono anche di raccontare la loro esperienza. L’ultima è quella di Anna, laureata in beni culturali che dopo essere arrivata prima ad un concorso dopo sei mesi si è vista il suo posto sfumare per mancanza di fondi. Un altro esempio è quello di Michele, che dopo aver raccontato come l’agricoltura sia un’opportunità di fare impresa in maniera sostenibile ha deciso di associarsi. Stiamo cercando di diffonderci in altre città. Ora ci sono Trieste, Milano, Venezia e Bologna, contiamo entro il prossimo anno di aggiungere altre città alla lista, anche nel Sud Italia.
Da chi è partita l’idea e in quanto tempo si è concretizzata?
L’idea è partita da Filippo Flaborea, laureato a Padova in Studi europei – oggi consulente oltre che Presidente di Generazione Zero – e Valerio Amilcare, laureato in Giurisprudenza a Trieste – oggi consulente giuridico per un’importante azienda -.
Il primo si trovava a Madrid per lavoro e progettava il suo rientro in Italia per motivi personali, il secondo a Trieste. Entrambi vedevano uno dei lati della medaglia del trovarsi neolaureati o quasi in Italia oggi. In qualche mese hanno organizzato le idee e organizzato il primo evento a Trieste. Uno dei fondatori è stato anche Andrea Colavitto, che ora si trova a Dublino per terminare il suo dottorando in Ingegneria. Un anno dopo mi sono aggiunto anche io, oltre a molti altri. Ho avuto un passato nell’associazionismo in cui partecipavo a collegare i giovani ingegneri e architetti con il mondo del lavoro affrontando un altro problema, il missmatch tra le aziende e l’istruzione italiana. Ho visto in Generazione Zero una grande opportunità per far valere i miei diritti come giovane, ed eccoci qui.
Come stanno reagendo le persone? Qual è stata la risposta finora?
Stiamo avendo un ottimo riscontro, soprattutto agli eventi live. Cerchiamo di rendere sempre le cose più dinamiche possibili. Chi si interfaccia con Generazione Zero sa che non può solo vedere, seguire o leggere, ma anche partecipare. La cosa positiva inoltre è l’approccio. I feedback che otteniamo sono per lo più propositivi. Per questo stiamo progettando il primo hackathon in collaborazione con altre realtà. Il prossimo passo sarà quello in cui ognuno potrà mettere in gioco la propria competenza per creare proposte.
Un bilancio di questa esperienza?
Penso che i bilanci li faremo più avanti, stiamo mettendo i primi mattoni. Una cosa in cui crediamo è la perseveranza. Oggi si vedono molti movimenti e associazioni nascere, avere una rapida ascesa per poi sparire, dividersi o quasi. I temi che affrontiamo non sono semplici, per questo ci vuole una crescita lineare e non esponenziale, anche nostra. Sarà fondamentale che Generazione Zero, che promuove l’equità generazionale basata sul merito e le competenze, cresca con queste due all’interno.
Quali sono le iniziative o le attività che avete in mente per il futuro?
Erano in previsione un evento sulle fake news a fine marzo e due eventi a maggio ma a causa dell’emergenza che stiamo vivendo abbiamo preferito spostarli a ottobre. Probabilmente a maggio ci saranno degli incontri online in preparazione di un evento a cui stiamo lavorando per novembre che tratta il fare impresa in Italia dai punti di vista di Under 35. Un altro aspetto un po’ più diretto è quello del supporto ai giovani. Nel veneziano stiamo creando un tavolo di lavoro per sviluppare il turismo rurale mettendo in collegamento i giovani agricoltori con i giovani albergatori della zona, collaborando anche con le istituzioni che talvolta si mostrano virtuose. Speriamo di poter essere sempre più d’aiuto ai giovani.
Qual è la situazione in Italia dal tuo punto di vista? Vedi dei cambiamenti
nell’ultimo periodo?
La situazione in Italia è in fase d’evoluzione ogni giorno. Sono molti i soggetti in crisi, ne risulteranno fortemente colpiti anche i giovani con partita IVA, che si sono visti interrompere la propria collaborazione con un’azienda, per la maggior parte delle volte unica collaborazione perché istituita al posto di un’assunzione e le imprese nate da poco. Molti non hanno la fortuna di avere le spalle coperte con garanzie e oggi anche le famiglie sono in difficoltà. Se poi vogliamo guardare la situazione generale, pre-Covid19, sono molti i temi da rivedere. Si sono fatte misure molto costose che alla luce di una valutazione costi-benefici non sono performanti. Parliamo per esempio di quota 100 e il rdc. Mettiamo troppi pochi fondi in ricerca ed istruzione, così come in sanità e nel settore culturale. Nonostante sia alla luce di tutti che sono i settori che determinano il nostro futuro.
Fare impresa per un giovane in Italia è estremamente difficile e i percorsi di inserimento al lavoro non sono ben strutturati. La pubblica amministrazione richiede un ammodernamento consistente e continua ad essere in alcune situazioni un peso per i privati e non un supporto. 250.000 giovani emigrati negli ultimi 10 anni, la metà di questi sono laureati: così si sono persi molti investimenti in formazione. Da qui al 2050 lo squilibrio tra contributi pensionistici e prestazioni raggiungerà 16 mila miliardi di euro. L’Italia al primo posto in Europa per i NEET (giovani che non studiano, non lavorano, non sono in un percorso di formazione o apprendimento). Italia penultima in Europa per numero di laureati che hanno un lavoro dopo tre anni; ultima per la parità di genere nel posto di lavoro. Fa rabbia che la mancanza più grande sia quella di una pianificazione a lungo termine. Si va avanti a tappare buchi, pensare ai sondaggi e non fare mai programmazione. Non è questa la politica di cui abbiamo bisogno, qualsiasi sia il
colore.
Su cosa si dovrebbe investire e cosa si può fare per migliorare?
In parte l’ho già citato, sono tutti temi che Generazione Zero tra l’altro prende a cuore. I temi in cui si dovrebbe investire li conosciamo già. Manca sempre il passo successivo. Chiudo dicendo che quello che serve è più competenza e che chi occupa incarichi pubblici si sieda in ufficio e prenda in mano i problemi di oggi ma soprattutto quelli di domani. Prevenire è meglio che
curare, no?