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Corea del Nord, nuove sanzioni approvate dall’Onu

A mezzanotte di ieri, ore 18 americane, il Consiglio di Sicurezza Onu, riunitosi per votare le sanzioni da infliggere alla Corea del Nord, ha, alla fine, approvato all’unanimità una risoluzione più morbida rispetto alle richieste avanzate dagli Stati Uniti. Il governo di Washington aveva, infatti, preteso “l’embargo petrolifero e il congelamento degli asset del leader Kim Jong-un”.  Dopo diverse contrattazioni si è, invece, raggiunto un accordo più morbido per assicurarsi anche l’appoggio del governo cinese e di quello russo, membri permanenti e con diritto di veto, che si erano sempre opposti alle richieste americane. Dopo l’approvazione delle nuove sanzioni, l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, ha dichiarato prima “la Corea del Nord non ha ancora passato il punto di non ritorno”, per poi precisare che “gli Usa non cercano la guerra con Pyongyang”.

Le nuove sanzioni

Il nuovo testo approvato dal Consiglio di sicurezza prevede, alla fine, il bando alle esportazioni tessili di Pyongyang e il divieto alle esportazioni di petrolio e gas naturale verso la Corea del Nord, ad eccezione di una minima quantità da impiegare per il sostentamento della popolazione e non servano a generare profitto da investire in programmi nucleari. Una risoluzione abbastanza distante dalle richieste americane. Il governo di Washington richiedeva, infatti, l’embargo petrolifero che avrebbe dovuto infliggere un duro colpo all’economia nordcoreana frenandone le spese militari, e l’iscrizione di Kim Jong-un alla lista nera che n’avrebbe congelato asset ed imposto il divieto di viaggiare. In conclusione, un brutto colpo per l’industria tessile nordcoreana, poiché, finora, aveva rimpolpato le casse del paese con 752 milioni di dollari l’anno. Poca cosa se si pensa a quanto avrebbero perso con l’embargo del petrolio.

Pechino approva le sanzioni

Dopo le diverse contrattazioni e i vari tira e molla, anche la Cina ha  sostenuto il Consiglio di sicurezza dell’Onu votando in modo favorevole le nuove sanzioni. Il governo di Pechino aveva inizialmente dichiarato di essere d’accordo nel dare una giusta risposta al governo nordcoreano, ma si era, anche, preoccupata affinché l’economia di Pyonyang non fosse stritolata. Attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, il governo cinese ha definito le nuove sanzioni “misure necessarie”, avanzato la speranza che siano attuate in pieno, confermando anche l’opposizione ai sistemi antimissile Thaad in Corea del Sud. Secondo il rappresentante permanente cinese all’Onu Liu Jieyi: “la crisi deve essere risolta in modo pacifico”.

La Corea del Sud sulla questione

D’altra parte, anche la Corea del Sud è intervenuta sulla questione affermando che le nuove sanzioni inflitte ai loro vicini sono un “pesante” ed “importante” monito al governo di Pyongyang. In una nota del governo di Seul si legge: “le misure rappresentano il rinnovato impegno della comunità internazionale a non tollerare lo sviluppo nucleare e missilistico del Nord”. Questa risoluzione (la 2375) votata ieri è la nona con sanzioni per il Nord dal 2006, anno della prima detonazione nucleare.

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