Cucina

Come si fa a capire se un vino è andato o meno a male?

Quante volte in vita nostra ci sarà capitato di aprire una bottiglia di vino, magari per una festa, e di vederla li a prendere aria senza che nessuno ne capisse davvero il potenziale? In queste occasioni le conclusioni sono le medesime: si prende la bottiglia, la si ripone in una cantinetta x vini e si aspetta la prossima festività.

Il problema è che a volte, tra una buona occasione e l’altra, possono passare anche diversi anni: una quantità di tempo che non è compatibile con chi vuole sempre il massimo dal vino che sta sorseggiando. In questo genere di casi un frigo cantinetta non basta più: il vino non è fatto per durare in eterno, è fatto per essere consumato prima o poi.

Ecco quindi che i vini possono arrivare al capolinea, come si dice nel gergo tecnico: finiscono per perdere le loro caratteristiche organolettiche, vedono il colore mutare, vedono l’odore diventare sgradevole: dove una volta c’era una bevanda dal carattere deciso e unico ci si ritrova un miscuglio di liquidi che al palato non fanno molto piacere.

Prima di doverci forzatamente mettere un vino in bocca cerchiamo di capire cosa è possibile fare per capire se un vino è arrivato al capolinea o meno con questi semplici consigli.

Attenti ai colori

La prima cosa da cercare di analizzare è il colore del vino. Un vino arrivato al capolinea sarà infatti caratterizzato da un succo con colorazione opaca, dai colori spenti: tutti elementi che non fanno assolutamente presagire ad un lieto fine per chi vuole assaggiare il contenuto della bottiglia.

In questi casi la colpa è del processo di ossidazione che ha raggiunto la maggioranza del contenuto del liquido.

Riconoscere un vino ossidato non è qualcosa di particolarmente difficile: i vini bianchi ossidati hanno dei colori che tendono ad un giallo dorato o ambrato mentre i vini rossi tenderanno a virare il loro colore verso il marroncino, con un processo caratteristico detto marsalaggio.

Per gli spumanti andrebbe fatto un discorso a parto poiché hanno ben due parametri da tenere sott’occhio: da una parte infatti c’è il colore mentre dall’altro ci sono le bollicine. Uno spumante per rimanere al massimo delle sue capacità non deve presentare né un colore ambrato ne bollicine rare e discontinue; la presenza di queste caratteristiche, purtroppo, indica una perdita di gusto, olfatto e caratteristiche al palato.

Ci vuole naso!

Altro modo intelligente per pote capire se il vino è buono o meno è utilizzare l’olfatto. Annusando il vino è possibile capire se il vino si è ossidato poiché può sviluppare un odore pungente, che può essere simile a quello dell’aceto o ancora peggio a quello dello zolfo (avete presente fiammiferi e uova marce? ecco).

Fortunatamente l’odore solforoso del vino è legato a due elementi: errata conservazione della bottiglia o aggiunta di eccessivo biossido di zolfo durante il processo di imbottigliamento.

Il vino sa di tappo?

Quante volte abbiamo sentito dire in vini o film che il “vino sa di tappo”?
Questo succede quando il sughero del tappo si bagna e sviluppa una particolare tipologia di muffa poco visibile che può veni trasmessa direttamente al vino.

Se annusando il tappo si riesce ad odorare un qualcosa che ricorda il cartone ammuffito allora si è trovato il colpevole per il vino rovinato.

Che fare per recuperare un buon vino?

Bisogna fare attenzione ad un elemento: se il vino è stato conservato bene non è detto che un giro di decanter non possa far recuperare ad esso un po’ di odori e sapori. Se la conservazione in bottiglia è stata fatta seguendo tutti i crismi, attraverso il decanter si va ad incentivare l’ossigenazione ottenendo come risultati finale una nuova esplosione di profumi.

Chiaramente questo processo non vale per tutti i vini: le uve devono essere di quelle che attraverso l’invecchiamento rivelano nuovi caratteri e questo vale più per i rossi che per i bianchi.

Tag
Back to top button
Close
Close