Come il coronavirus ha impattato sulle lavoratrici del sesso
Le lavoratrici del sesso, come la maggior parte della società mondiale, hanno subito gli effetti dell’austerità e il COVID-19 le ha rese ancora più esposte. Da più istituzioni e associazioni si sostiene che sono necessarie riforme legali e previdenziali per consentire la scelta di effettuare liberamente questo vero e proprio lavoro e ridurre i danni, uniformandosi al resto d’Europa come l’esempio virtuoso di Germania ed Olanda, solo per citarne due.
Le sfide che devono affrontare quotidianamente coloro che vendono sesso sia in Italia che in tutto il mondo durante la pandemia sono state articolate in diversi studi e pubblicazioni tese proprio a porre alla luce del dibattito questo grande tema sempre troppo ignorato, da organizzazioni che lavorano e rappresentano le lavoratrici del sesso, attraverso i mass media e sui social media. Naturalmente, molti di coloro che vendono sesso non sono affiliati a nessun gruppo o organizzazione di supporto: lavorano da sole nella privacy o rimangono fuori dal pubblico e dallo sguardo dei media, per scelta o altro.
C’è una forte comunanza, ma anche diversità nell’industria del sesso. La maggior parte delle escort, come quelle di Escort4You, lavorano in maniera polivalente, offrendo servizi di persona, fornendo attività sessuali, compreso il sesso completo a casa, all’aperto o in un altro luogo come un appartamento noleggiato appositamente o un hotel; altre stanno lavorando tramite linee telefoniche, o sfrutta la potenza di internet, utilizzando live streaming con la webcam o realizzano clip su ordinazione, per esempio. Dato il lockdown e il confinamento, soprattutto nella cosiddetta Fase 1, sono aumentati notevolmente i movimenti online. La maggior parte dei venditori sono donne, comprese le donne trans. C’è anche un numero significativo di lavoratori del sesso di sesso maschile, così come quelli che si identificano con altri sessi o nessuno.
Alcune escort sono imprenditrici di successo, che gestiscono i propri account sui siti web dedicati che si offrono come vetrina e contenitori di aggregazione, operano da sedi dedicate. Tuttavia, le indagini condotte dalle associazioni rendono noto che la maggior parte di coloro che vendono sesso lo fa temporaneamente, a intermittenza o a lungo termine per sbarcare il lunario, anche come supplemento ad altri lavori retribuiti.
Molte donne si prendono cura (spesso da sole) degli altri, inclusi figli, partner o genitori; alcune gestiscono malattie fisiche a lungo termine o problemi di salute mentale di membri della famiglia; molte sono migranti e utilizzano questa attività come l’unica accessibile dal momento in cui non si conosce ancora la nuova lingua; alcune sono studentesse.
La crisi del COVID-19 ha messo a fuoco due questioni per coloro che sono impegnati nel lavoro sessuale e nel sesso di sopravvivenza Italia: l’inadeguatezza dell’ambiente legale e l’inadeguatezza della rete di sicurezza sociale e della sicurezza pubblica.
La pandemia ci ha permesso temporaneamente di vedere alternative all’ordine attuale. È possibile e sacrosanto avere opinioni piuttosto divergenti sulla prostituzione e sul lavoro sessuale, ma allo stesso tempo concordare sul fatto che la giustizia penale punitiva o le misure assistenziali sembrano danneggiare solo coloro che vendono sesso – anzi, danneggiare tutti coloro che sono esposti all’ineguaglianza sociale o al cambiamento delle circostanze. Sollevando coloro che vendono sesso fuori dalle zone grigie sociali, economiche e legali e dando loro le risorse per stare in parità con gli altri, accedendo al welfare e alla pubblica sicurezza, può determinare il futuro di queste donne in maniera davvero incisiva.