Collateral beauty di David Frankel: Recensione e Trama
“Collateral beauty” di David Frankel in uscita il 4 gennaio 2017 con Will Smith, Edward Norton, Kate Winslet, Michael Pena, Helen Mirren.
Un film drammatico sul senso della vita e della morte che resta però farraginoso e aggrappato ad un filone melò che non riesce a conquistare in un contesto troppo complesso. Si può spiegare il film con la frase “nel dolore si può trovare un senso collaterale, una bellezza collaterale al dolore per continuare a vivere?” Amore, tempo, morte, queste sono le cose che muovono gli uomini sulla terra e che danno senso alle loro vite.
Queste tre cose saranno impersonate da teatranti che parleranno e faranno capire al protagonista la vera “bellezza collaterale” al dolore.
Trama
Howard è un manager di successo di una grande azienda che perde la figlia di sei anni all’improvviso. Così non riesce più a vivere. Decide di intraprendere un percorso terapeutico che gli impone di scrivere lettere all’amore, al tempo e alla morte; all’amore che tutti cerchiamo, al tempo che è inafferrabile, alla morte che tutti temiamo. Tre lettere che poi diventeranno persone, nella fattispecie tre teatranti, che avranno il compito di analizzare queste lettere e di far capire ad Howard il senso della “bellezza collaterale” e che daranno ad Howard la risposta alla domanda “si può trovare un conforto per la morte di una persona cara?”
I tre teatranti faranno capire ad Howard che la sua vita non è finita. Il copione è decisamente complesso e con temi molto difficili da spiegare e sviluppare tutti e tre in un solo film. Il regista David Frankel fa del suo meglio per riuscire ad essere credibile in questo tessuto drammatico senza cadere nella retorica eccessiva e a far conciliare attori diversi fra loro come Smith, Norton, Winslet, Pena e a rendere leggera ma non superficiale il ruolo di Helen Mirren, purtroppo non riuscendovi.
Il film strizza l’occhio al dramma dickensiano di “a Christmas carol” quando invece sarenne un dramma con un fondo ottimistico.
Ne viene fuori un film che contiene al suo interno un altro film e che non riesce a trovare un equilibrio tra i due non essendo né un melodramma né una commedia diventa invece un non so che, anonimo e con una struttura pretestuosa e ridondante di enormi aspettative ma che poi si riduce ad essere un film appena profondo sia pur nella sua suggestione del titolo e degli argomenti trattati.