Clean Power Plan: cos’è e perché Trump vuole abrogarlo
Playboy, milionario, filantropo e presidente degli Stati Uniti, sembra la descrizione di un noto supereroe della Marvel, ma è solo l’identikit di Donald John Trump, eletto a furor di popolo dalla maggior parte dell’elettorato americano. Il vulcanico tycoon, sin dalle battute iniziali della sua controversa campagna elettorale, fatta di slogan e dichiarazioni al fulmicotone, non ha mai nascosto un leggero astio nei confronti dell’amministrazione uscente. Tra i bersagli delle sue invettive: Obama, le donne, i musulmani, i messicani e l’anorgasmia di Hilary Clinton.
Tra le priorità della Casa Bianca, il rilancio dell’affannata economia: “La guerra al carbone è finita, per tornare competitivi abrogheremo il Clean Power Plan”, sono le parole pronunciate da Scott Pruitt, membro del partito repubblicano, negazionista del riscaldamento globale, accusato di essere colluso con le lobby del petrolio, clamorosamente scelto da Trump per coprire il ruolo di capo dell’Agenzia Federale dell’Ambiente (EPA)
Clean Power Plan
Il CPP è un piano ambientale, presentato nel 2015 da Obama, per la riduzione delle emissioni di gas serra, dalla produzione di energia elettrica. La norma, che avrebbe portato entro il 2030 ad un taglio del 32% di Co2, purtroppo venne congelata in tribunale a causa del forte ostruzionismo di aziende e repubblicani. Attualmente l’intenzione è quella di stralciare lo storico accordo di Parigi, che 195 Paesi, Italia compresa, si impegnarono a stringere nel dicembre del 2015. Tale accordo, che entrerà in vigore nel 2020, rappresenta un primo importante passo, contro la minaccia del cambiamento climatico.
Va ricordato che l’aiuto a risanare l’economia del carbone, con relativa uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, faceva parte delle promesse elettorali del presidente Trump.
L’America attualmente è la seconda nazione più inquinante al mondo, dopo la Cina.