Chi era Giulio Regeni? cos’è successo e le fiaccolate in tutta Italia
Chi era Giulio Regeni? Il ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016. Ecco tutte le iniziative per il quarto anniversario della morte.
Il 25 gennaio 2016 scomparve Giulio Regeni. Quattro anni dopo l’Italia chiede ancora “Verità”. In decine di città italiane, alle 19.41 partiranno una serie di fiaccolate in ricordo della scomparsa del ricercatore italiano.
Regeni: cos’è successo il 25 gennaio
Era il 25 gennaio del 2016 quando il ricercatore italiano Giulio Regeni scomparve ad El Cairo, in Egitto. Alle 19.41, il suo ultimo messaggio. La sua ultima traccia. A dare l’allarme fu una sua collega che avrebbe dovuto incontrarlo in Piazza Tahiri quella sera con altri amici. Ma Giulio non arriva. #WhereisGiulio è l’hashtag che inizia a comparire subito sui social fino al giorno del suo ritrovamento: il 3 febbraio. Quel giorno venne ritrovato quello che rimase del suo corpo lungo la superstrada che collega El Cairo con Gaza. Un corpo seminudo evidentemente torturato, per cui la madre, Paola Regeni, dirà: “Ho riconosciuto solo la punta del suo naso”.
Da quel momento le piazze d’Italia si sono colorate di giallo. Lo striscione di Amnesty International con la scritta “Verità!” è stata esposta in ogni piazza, palazzo comunale, luogo di ritrovo, perché la storia di Giulio poteva essere di qualsiasi ragazzo italiano che avesse un po’ di curiosità e uno spiccato genio. E soprattutto, qualsiasi ragazzo che si fosse messo contro lo stato egiziano. Perchè in Egitto, per quello che rivela Amnesty:“ l’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) si rende responsabile di rapimenti, torture e sparizioni forzate nel tentativo di incutere paura agli oppositori e spazzare via il dissenso pacifico con una scia senza precedenti di sparizioni forzate dai primi mesi del 2015”.
Dai segni di quel corpo lacerato, tumefatto ritrovato quel febbraio 2016, fu abbastanza chiara l’idea che la scomparsa di Giulio non fosse un incidente. La procura del Cairo e quella di Roma avviano inchieste parallele e gli inquirenti si incontrano fin da maggio 2016. Ma dalla città egiziana cominciano ad arrivare i primi depistaggi. Da lì un susseguirsi di vicende che in quattro anni hanno visto il sorgere di dubbi sempre più forti riguardanti i rapporti tra l’Italia e l’Egitto, cosa avesse scoperto Giulio nelle sue ricerche, a cosa stesse lavorando, cosa aveva trovato e chi l’ha voluto tagliare fuori, cancellando ogni traccia e ogni segno di lui.
Caso Regeni: gli ultimi avvenimenti
Solo nel 2019, la Camera dei deputati ha approvato l’istituzione di una Commissione monocamerale di inchiesta sulla morte di Regeni. Il 5 maggio, la svolta: un funzionario dell’intelligence egiziana ha raccontato di aver preso parte al sequestro del giovane ricercatore italiano. Una testimonianza che fu da subito considerata dal Pm di Roma “molto attendibile”. Ma solo un mese fa, il 17 dicembre, arriva un duro atto d’accusa dalla Procura di Roma. Il sostituto procuratore, Sergio Colaiacco, e il procuratore facente funzioni, Michele Prestipino, parlano “almeno di 4 depistaggi delle autorità egiziane sulla morte di Giulio Regeni”. “Il ricercatore” – hanno detto i due pm – “è stato torturato per giorni, ucciso con calci e pugni, colpi di bastone e mazze. Ed è morto presumibilmente il primo febbraio 2016, per la rottura dell’osso del collo. Regeni è finito nella rete degli apparati egiziani con la complicità di chi lo conosceva: il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti e Noura Whaby, la sua amica che lo aiutava nelle traduzioni”.
Solo dopo quattro anni la chiara idea che Giulio non morì per un incidente, o perché era insieme ad un gruppo di militanti che manifestavano contro il governo egiziano, o che ci fosse una matrice sessuale dietro la sua scomparsa. Ma ancora nessun colpevole e nessuna verità. E come sostiene quest’oggi Amnesty: “Sono trascorsi quattro anni da quel 25 gennaio e le autorità egiziane si ostinano ancora a non rendere noti i nomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha coperto e ancora copre il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio. Sin dall’inizio esse hanno scelto la tattica del depistaggio, della perdita di tempo, delle promesse non mantenute. Loro interlocutori sono stati quattro, ormai, diversi governi italiani che non hanno saputo o voluto chiedere con la necessaria costanza e fermezza la verità per Giulio”.
Alle 19. 41 gli attivisti di Amnesty International faranno partire una serie di fiaccolate nelle maggiori piazze italiane. Per conoscere i luoghi cliccare qui.