Chi è Tom Wolfe? Il padre del “new journalism”
Tom Wolfe, famoso scrittore e giornalista statunitense è morto in un ospedale di Manhattan. Aveva 87 anni. La notizia è stata confermata dal suo agente Lynn Nesbit. Sempre secondo quanto riferito da Nesbit, Wolfe era stato ricoverato per una infezione.
Wolfe viveva a New York dal 1962, anno in cui era entrato al New York Herald Tribune come reporter, in precedenza aveva lavorato al Washington Post. Era diventato influente e famosissimo in tutto il mondo nel 1987 con il romanzo Il falò delle vanità, romanzo dal quale fu tratto l’omonimo film diretto da Brian De Palma (1990) interpretato da Tom Hanks, Melanie Griffith e Burce Willis.
Wolfe viene considerato uno dei padri del “new journalism”, un’innovativa forma di giornalismo che si è sviluppata nei primi anni Sessanta negli Stati Uniti, una tendenza nella quale si mescolano stili ed espedienti narrativi propri della letteratura con il giornalismo, dando vita ad un linguaggio vivace e ad una prosa avvincente con l’obiettivo di catturare l’interesse del lettore.
A lui si devono inoltre alcuni dei neologismi che sono entrati a far parte nel lessico di uso comune come “radical chic”, espressione oggi di uso comune, ma che lo scrittore usò nel 1970 in un lunghissimo articolo intitolato “Radical Chic, That Party at Lenny’s” e pubblicato dal New York Magazine.
Wolfe fece un resoconto del ricevimento che qualche mese prima Felicia Bernstein, moglie del compositore e direttore d’orchestra Leonard, aveva organizzato nel suo lussuoso attico per raccogliere fondi a sostegno del gruppo rivoluzionario di estrema sinistra delle Pantere nere. Erano presenti molte personalità che provenivano dal mondo della cultura e dello spettacolo newyorchese e i camerieri in livrea (camerieri bianchi, per non offendere gli ospiti afroamericani) servivano tartine al Roquefort.
“Radical Chic”, erano per Wolfe (e lo sono ancora), quelle persone che ostentavano idee politiche di sinistra pur conducendo una vita agiata, e quindi non perché credevano veramente in una certa ideologia ma per migliorare il loro status e mostrarsi impegnati. Insomma una moda un pò ridicola tra la buona coscienza progressista delle classi più ricche e la politica di strada.
Un’altra espressione coniata da Wolfe e molto fortunata negli Stati Uniti fu “The ‘Me’ Decade” in riferimento agli anni Settanta, descritti da Wolfe come epoca di crescente individualismo e allontanamento dal comunitarismo degli anni Sessanta. Lo stesso vale per “The right stuff”, titolo di uno dei libri più famosi di Wolfe, che raccontò le storie e soprattutto le motivazioni dei primi piloti scelti dalla NASA per partecipare a missioni nello Spazio.
Wolfe, con i suoi abiti bianchi, un pò simile ad un dandy, con il suo spirito arguto ha sbeffeggiato con grande classe il politicamente corretto e le mode culturali ed ha rappresentato la penna graffiante, l’osservatore implacabile di stereotipi e luoghi comuni di molti ambienti “liberal” statunitensi, riuscendo a coglierne bene gli umori e i caratteri che contraddistinguono ancora un periodo storico, ricco di vanità e di false certezze.