Peter Lindbergh, è stato uno dei più grandi fotografi di moda del nostro tempo, si è spento ieri, aveva 74 anni. La notizia è stata resa nota dalla sua famiglia tramite un post pubblicato su Istagram «È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa di Peter Lindbergh, morto il 3 settembre 2019 all’età 74 anni. Lascia la moglie Petra, la sua prima moglie Astrid, i suoi quattro figli Benjamin, Jérémy, Simon, Joseph e sette nipoti. E un grande vuoto».
Era nato il 23 gennaio 1944 a Leszno, città polacca allora sotto la bandiera tedesca. Cresciuto a Duisburg, cominciò la sua carriera come vetrinista in un grande magazzino. Nello stesso tempo muove i primi passi nel mondo della fotografia di moda.bianco e nero Il suo nome e la sua carriera di grande fotografo inizia a Parigi nel 1978, conquistando la copertina di Vogue nelle edizioni francese, inglese, italiana, tedesca e americana.
Nei decenni successivi, gli scatti di Lindberg approdarono anche su altre testate, come New Yorker, Wall Street Journal, Vanity Fair, Rolling Stone e Harper’s Bazaar, ma il suo legame con la moda resta indissolubile. A testimoniarlo ci sono le campagne pubblicitarie di svariati brand tra cui Prada e Armani, nonché ben tre edizioni del calendario Pirelli, l’ultima delle quali da lui diretta nel 2017, in puro stile Lindbergh: niente nudi artefatti, corpi scultorei o scenari opulenti, ma donne di ogni età, tra di loro persino un’insegnante di Scienze Politiche, mostrate sotto una luce autentica, e soprattutto, insolitamente vestite.
La fotografia di Lindbergh è molto lontana dal mondo glamour esteticamente molto patinato, Innanzitutto i suoi scatti sono prevalentemente in bianco e nero, senza filtri, schietti e ridotti all’essenza. Questo era il suo modo di vedere il mondo circostante, o almeno, così gli piaceva raccontarlo. Davanti all’ obiettivo della sua macchina fotografica anche i divi più irraggiungibili si spogliavano delle loro maschere, facendo affiorare vulnerabilità e imperfezioni. Una bella foto per Lindbergh doveva essere prima di tutto vera, senza fronzoli, senza finzioni e soprattutto senza ipocrisia. Per questo le donne che immortalava si lasciavano struccare e spettinare, gli facevano dono delle loro occhiaie e delle loro rughe. Quelle donne hanno nomi leggendari come Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Milla Jovovich e Kate Moss, modelle che l’obiettivo di Lindbergh ha consacrato attraverso scatti che racchiudono un’epoca.
Lindbergh con le sue fotografie si mantenne molto lontano dal glamour edonistico degli anni ’80 e ’90 che imperversava sulle passerelle di tutto il mondo della moda. Umanizzò le top model, e allo stesso tempo ne nobilitò l’immagine, immergendole in un bianco e nero puro ed elegante. Con la stessa maestria e naturalezza si affacciò nel mondo del cinema e della musica: Madonna, Tina Turner, Uma Thurman, Kate Winslet, Monica Bellucci sono solo alcune delle muse che seppero ispirarlo.
Una volta in un intervista disse; ” Se davvero i fotografi sono responsabili della creazione e della rappresentazione della donna nella società moderna, allora credo che ci sia una sola via per progredire, ed è quella di dare volto e corpo a una femminilità forte e indipendente. Questa è il compito dei fotografi oggi: liberare il mondo dalla tirannia della giovinezza e della perfezione”.
Un messaggio a suo modo dirompente, un lascito prezioso, da parte di un uomo che non a caso prima di morire ha consegnato alle stampe un lavoro di grande valore simbolico: le 15 immagini di copertina del numero di settembre di Vogue UK, diretto per l’occasione dalla Duchessa Meghan Markle e dedicato alle donne che stanno cambiando il mondo. Questo dunque l’epilogo, assai prestigioso e rappresentativo, di una vita spesa a servire la bellezza, ma senza mai perdere di vista l’etica, la responsabilità, la concretezza dietro l’apparenza.