Caso Cucchi, Carabinieri rinviati a giudizio nell’inchiesta bis
Il caso Cucchi ad una svolta con il rinvio a giudizio dei carabinieri che dovranno rispondere delle accuse il 13 ottobre prossimo davanti alla Corte d’Assise. Era l’ottobre del 2009 quando a Roma, ad una settimana esatta dall’arresto di Stefano Cucchi per droga, avveniva quello che per anni è stato uno degli argomenti più caldi del dibattito italiano. Il primo commento è quello di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che non ha mai creduto alla morte accidentale e che anzi, ha sempre combattuto proprio perché venissero riconosciute le responsabilità.
Caso Cucchi: il commento di Ilaria
“Finalmente i responsabili della morte di mio fratello, le stesse persone che per otto anni si sono nascoste dietro le loro divise, saranno chiamati a rispondere di quanto commesso”. Queste le parole di Ilaria alla notizia del rinvio a giudizio dei cinque carabinieri di cui tre ora dovranno rispondere di omicidio preterintenzionale. Secondo le prime evidenze d’indagine Stefano Cucchi sarebbe stato picchiato “con schiaffi, calci e pugni” e gli sarebbe stata provocata “una rovinosa caduta con impatto al suolo della regione sacrale”, con lesioni guaribili in 180 giorni. A finire nel mirino della magistratura anche quei “comportamenti omissivi” dei sanitari che avrebbero concorso, unitamente alle percosse, alla morte di Stefano Cucchi.
Indice degli argomenti
Caso Cucchi: 5 carabinieri a giudizio
Secondo i magistrati tre dei cinque carabinieri rinviati a giudizio per il caso Cucchi dovranno rispondere di omicidio preterintenzionale. In realtà, secondo quanto riferito da Rai News i capi d’accusa non si limitano solo all’omicidio. Proprio per gli organi di stampa Tedesco sarebbe accusato anche di falso e calunnia (così come il maresciallo Roberto Mandolini); di calunnia dovrà invece rispondere Vincenzo Nicolardi.
A pesare come un macigno l’accusa di falso in atto pubblico: secondo gli inquirenti nel verbale d’arresto si “attestava falsamente” che Stefano Cucchi era stato riconosciuto tramite impronte digitali e fotosegnalamento. La calunnia riguarderebbe invece l’accusa rivolta da Tedesco, Mandolini e Nicolardi agli agenti di polizia penitenziaria di fatto innocenti (con sentenza passato in giudicato).
Caso Cucchi: la storia
La morte di Stefano Cucchi è ormai una pagina dolorosa della cronaca nera italiana. Morto in custodia cautelare il 22 ottobre del 2009, Stefano Cucchi venne arrestato il 15 ottobre dello stesso anno. Poi il calvario in carcere, la morte dopo una settimana e il processo. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, non ha mai creduto alle parole dei carabinieri ed ha sempre combattuto perché venissero accertate le responsabilità.
Dopo l’arresto viene condotto in caserma e viene trovato in possesso di 12 confezioni di hashish per 21 grammi totale, tre confezioni di cocaina, una pasticca di sostanza inerte e una pasticca probabilmente per il trattamento dell’epilessia. Subirà il processo per direttissima e già durante il processo mostrerà evidenti segni di percosse (nonostante avesse incontrato il padre poco prima senza confidargli nulla).
Durante la prima udienza il giudice dispone il rinvio disponendo contestualmente la custodia cautelare in carcere. Le condizioni di salute di Stefano Cucchi peggiorano: viene visitato al Fatebenefratelli dove i medici riferiscono lesioni e ecchimosi a gambe e volto, frattura alla mascella, emorragia alla vescica e al torace con annessa frattura alla colonna vertebrale.
Il ricovero sembra imprescindibile ma il paziente rifiuta; viene dunque condotto in carcere dove le condizioni peggiorano sensibilmente fino alla morte avvenuta il 22 ottobre 2009, data del decesso. Delle condizioni di salute di Stefano Cucchi la famiglia non viene informata: i familiari non possono vedere il ragazzo. Riceveranno solo la visita dell’ufficiale giudiziario per l’autorizzazione all’autopsia.