Intervista esclusiva a Saffelli, autore di Corso Indipendenza
Vi capita mai di essere stufi della solita musica e di essere alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito? Ecco più o meno è così che ho scoperto Saffelli e il suo singolo Corso Indipendenza. Una canzone con un gusto indie e con qualcosa che ricorda i testi di Cremonini, il famoso cantautorato di strada. Cos’è il cantautorato di strada? definiamolo pure un neologismo del nostro tempo, le canzoni hanno un tipo di testo molto meno astratto e più diretto in cui l’ascoltatore può riconoscersi nel quotidiano, in pratica potreste ascoltare la storia della vostra giornata.
Corso indipendenza è questo, è vita quotidiana, di ragazzi che cercano la loro indipendenza, di chi si ritrova a vivere da solo senza la mamma che ti riempie la credenza di merendine, delle piccole difficoltà di tutti i giorni come fare la spesa senza dimenticare la fidaty e ricordandosi di prendere il pacco di biscotti “ma quello dietro, perchè quello davanti lo hanno toccato tutti”. Un testo semplice e diretto, il tutto accompagnato da una melodia orecchiabile e un ritornello che non smetterete di canticchiare. Se non avete ancora ascoltato la bella canzone di Saffelli rimediate subito e ascoltate Corso indipendenza.
Chi è Saffelli?
A questo punto vorrete sapere qualcosa di più su Saffelli, il cantautore, lo stesso che ho pensato anche io dopo aver ascoltato Corso Indipendenza, così sono riuscita ad ottenere una bella intervista con lui per saperne di più. Intanto diciamolo, si chiama Marco Alberti e Saffelli è solo un nome d’arte, anzi lo definirei più un cognome d’arte. Jeans, maglietta e una felpa dell’Adidas. Marco è un ragazzo semplice e con i piedi per terra ma ha due occhioni veramente magnetici nei quali non si può non vedere quella scintilla quando parla della sua musica. Da La Vasca di Alex Britti e Squerez dei Lunapop, i suoi primi cd (come molti ragazzi nati negli anni 90), passando per il rap e poi…e poi è arrivato Corso Indipendenza.
Scopriamo con Saffelli chi è Saffelli:
Come hai iniziato a fare musica? E soprattutto quali sono state le tue influenze musicali?? “Diciamo che la prima infarinatura l’ho avuta a scuola, ho fatto una scuola a sperimentazione musicale quindi dagli 11 ai 14 anni ho studiato musica e come strumento scelsi la chitarra. In quel periodo tra l’altro formai anche una band con alcuni amici. Poi in realtà per un po’ la chitarra l’abbandonai, l’ho ripresa solo qualche anno fa quando mi sono buttato su questo genere cantautoriale. Le mie influenze musicali invece…bè il primo disco che ho comprato è stato la Vasca di Alex Britti, ma ero abbastanza incosciente. Il primo gruppo che mi ha fatto appassionare sono stati gli Articolo 31, scoperti grazie a mio fratello maggiore. Con ‘Domani Smetto’ mi si è aperto un mondo. Assieme agli Articolo la colonna sonora della mia infanzia sono stati i Lunapop, in realtà Cremonini mi piace ancora.”
Prima facevi rap, come sei passato a fare questo tipo di musica e adesso che genere ti influenza di più artisticamente? “Non mi rispecchiavo più in ciò che facevo. Ad un certo punto ho visto il rap come una cosa più adolescenziale. E’ vero che nel rap ci sono anche testi più impegnati ma io non sono mai stato uno che scriveva canzoni su Peppino Impastato per cui non mi piaceva più ciò che facevo, così ho rispolverato la chitarra che avevo messo via. Su ciò che mi infuenza adesso è difficile, la mia musica è un po’ un ibrido. Ha qualcosa di Jovanotti, di Cremonini e sicuramente la musica Indie da Lo Stato Sociale a Brunori ora mi influenza molto, anche se non si può etichettare l’indie che può essere tante cose. La cosa che mi ha affascinato di questi gruppi indie è la loro capacità di parlare nei loro testi di cose vissute tutti i giorni, di poter parlare di una via di Milano, di dare un titolo come Expo ad una canzone.”
Corso indipendenza è una canzone allegra, che parla di quotidianità Come nasce l’idea di questo singolo? “Corso Indipendenza è stata scritta in realtà 5 anni fa, ed è stato il pezzo della svolta dal rap. Era un giorno d’estate e per caso con un mio amico mi sono messo a scrivere questo pezzo affascinati da questa nuova scena indie. Volevamo fare qualcosa di particolare, e in realtà il titolo originale era un omaggio alla musica indie, era corso INDIEpendenza. Poi il testo è venuto fuori un po’ così immaginando qualcosa sul genere di film come “generazione mille euro” con un gruppo di ragazzi che si ritrova fuori di casa a dover sopravvivere.”
Nella canzone menzioni una certa Valentina…c’è una valentina? Per carità poi nomini anche una certa Marta… “Me lo chiedono in parecchi, “Valentina è la tua ex?” no, non lo è diciamo che è quasi un nome scelto a caso, quasi però. Mentre scrivevo il ritornello “e mentre le bombe scoppiavano in Iraq noi due a far l’amore nascosti in cantina”, cercavo qualcosa da aggiungere. Io sono uno che da il nome ad ogni cosa, ho comprato una fotocamera della Sony ed ora lei si chiama Sonia. Bene in cantina c’è la mia bicicletta e lei si chiama Valentina quindi Valentina è la mia bici.”
Perchè Saffelli? “A 13/14 anni mi appassionai al mondo del writing e Safh divenne la mia tag, un po’ per caso. Quando iniziai a fare rap Safh divenne il mio nome, poi dopo la svolta cantautoriale avevo bisogno di trovare altro e lo “cognomizzato” con Saffelli, anche se sa un po’ di medico.”
Questo singolo farà parte di un progetto? Pensi che uscirai con un album? e qualche live? “In realtà non c’è un album. Lavorerermo singolo per singolo, un po’ una strategia rap in realtà anche se io di pezzi pronti ne ho per fare 3 dischi. Per i live ho messo su una piccola band. Da un paio di mesi stiamo provando, ad ora di fissata c’è solo una data ma è per ottobre, poi spero verrà fuori qualcos’altro”.
I miei migliori complimenti, Walter, siete amici, possiamo dire sia sul palco che non, e non è un mistero, avete già fatto pezzi insieme quando ancora eravate dei piccoli rapper. In cantiere so già che c’è qualche collaborazione, quando uscirà il pezzo? E vuoi dirci qualcosa? “Walter ormai lo conosco da un po’ di anni, ormai è più un amico che un “collega”. Ci siamo sempre influenzati a vicenda e in realtà la sua scelta di mollare il rap è dovuta un po’ a me e a Corso Indipendenza, che aveva ascoltato 5 anni fa. Credo si senta questa influenza reciproca, e io onestamente lo reputo un punto di riferimento perchè credo abbia le capacità per affermarsi con la musica. Abbiamo una collaborazione in cantiere, la canzone si chiamera “Verve” e uscirà fine giugno, primi di luglio. E’ un pezzo di 2/3 anni fa, un altro stampo rispetto a Corso Indipendenza ma secondo me è molto figo.” (anche secondo la sottoscritta che lo ha ascoltato in anteprima)
Personalmente mi ricordi un po’ una sorta di Cremonini degli anni 2000…quindi con questo romanticismo che romanticismo non è del tutto. Cosa ci riserveranno i tuoi nuovi pezzi? ancora un po’ di questo romanticismo quasi disincantato? “In ogni pezzo c’è un po’ questo romanticismo. Non ci sarà un pezzo d’amore dove io faccio una dichiarazione per la ragazza che mi piace, questo assolutamente no. Però ci saranno dei pezzi romantici visti da un’altra prospettiva…non nelle vesti della canzone romantica per eccellenza.”
Apriamo una parentesi seria. Sei cresciuto a cavallo fra gli anni 90 la fine delle cassette, l’arrivo dei cd, poi gli mp3 e prepotentemente è arrivata l’era degli smartphone la musica su youtube e spotify, insomma è cambiato tutto. Quanto è difficile secondo te “sfondare” in questo momento storico con la musica? “Molto difficile, perchè l’offerta è più della domanda. Ci sono una vastita di artisti e di generi. La chiave per sfondare ora penso sia la viralità ma la viralità e troppo imprevedibile e casuale. Oggi se vuoi fare qualcosa di virale, forse devi creare qualcosa di particolare, di nuovo e diverso. Poi un po’ di fortuna.”
Qual è stata la prima cassetta che hai comprato? “La prima cassetta la presi alla fiera di Senigallia con mio padre. Era dei “Lighthouse Family”. Poi ovviamente arrivarono Squerez e gli Aqua.”
Il tuo piatto preferito? “Io non sono una buona forchetta in realtà. Sceglierò quindi una banalissima carbonara.”