Bus scarpata Avellino: assolto l’amministratore delegato
“Hanno messo fuori un assassino” hanno urlato i familiari delle 40 vittime dell’incidente avvenuto lungo il viadotto Acqualonga, sull’autostrada A16 Napoli-Canosa, il 28 luglio 2013, in cui un autobus precipitò da una scarpata. Per l’incidente, che provocò 40 vittime, erano 15 gli imputati, accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni e falso in atto d’ufficio.
Bus precipitato: le condanne
Ritenuti colpevoli 6 funzionari di Autostrade, condannata a risarcire i parenti delle vittime, mentre è stato assolto per l’ad della concessionaria, Giovanni Castelucci. Lo ha stabilito il giudice monocratico del Tribunale di Avellino, Luigi Buono, al termine del processo di primo grado.
“Vergogna, questa non è giustizia”, hanno gridato nell’aula del tribunale di Avellino parte dei familiari delle 40 vittime. I parenti, molti dei quali in lacrime, hanno anche provato a sbarrare le porte dell’aula per non far uscire nessuno e i carabinieri hanno faticato a fermarli.
La tragedia
Lungo la discesa dell’A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino, il bus guidato da Ciro Lametta, fratello del proprietario dell’agenzia Mondo Travel che aveva organizzato il viaggio, cominciò a sbandare. Dopo aver percorso un chilometro senza freni, tamponando una quindicina di auto, il bus, nel tentativo di frenare la corsa, si affiancò alle barriere protettive del viadotto “Acqualonga” che cedettero facendolo precipitare nel vuoto da un’altezza di 40 metri.
Il perito del giudice ha sostenuto che la strage si sarebbe potuta evitare e “derubricare in grave incidente stradale se solo le barriere fossero state tenute in perfetto stato di conservazione”. Autostrade per l’Italia però non avrebbe adempiuto a quest’obbligo.