Cronaca

Bracciante agricolo morto a Varcaturo vicino Napoli

Un bracciante agricolo è morto stroncato da un infarto mentre lavorava nella più totale indifferenza.

Aveva 55 anni Pasquale Fusco, e tutte le mattine si svegliava alle 4 per andare nei campi e raccogliere meloni nelle serre a Varcaturo, nel Comune di Giugliano, in provincia di Napoli. Guadagnava dai 30 ai 40 euro al giorno, incurante delle temperature africane che sotto le serre diventavano insopportabili.

Pasquale Fusco era sposato, aveva tre figli e si spaccava la schiena per 8 o 12 ore al giorno per la sopravvivenza sua e della sua famiglia. Non aveva un contratto, non aveva tutele.

La tragedia è avvenuta mercoledì scorso intorno a mezzogiorno, ma la notizia è stata diffusa solo ieri. Pasquale si è sentito male proprio nel momento più caldo della giornata. Si è accasciato al suolo ed è svenuto. A nulla è servito l’arrivo di un’ambulanza del 118 che ha potuto solo constatare la morte del bracciante originario di Caivano. Poco dopo sono arrivati anche i carabinieri della compagnia di Giugliano.

Il titolare dell’azienda agricola, un uomo di 50 anni, è stato denunciato per utilizzo di manodopera non in regola, omicidio colposo e violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. I carabinieri del nucleo dell’ispettorato del lavoro hanno sanzionato l’imprenditore agricolo anche per irregolarità relative alla norme igienico-sanitarie. Intanto la salma del 55enne è stata trasportata nell’istituto di medicina legale del Secondo policlinico di Napoli per accertare, attraverso l’esame autoptico, le cause della morte.

In questa estate torrida, in cui si sprecano i consigli su come combattere il caldo e il buon utilizzo dell’aria condizionata, c’è gente che muore nei campi come due secoli fa.

Da questo governo dimissionario, che ancora invoca il rinnovamento, dai suoi ministri, Di Maio per il Lavoro e Cantinaio, per le Politiche Agricole, mai in questi 15 mesi si sono sentiti dire o fare qualcosa contro questa orrenda piaga delle morti sul lavoro, nè tanto meno sul lavoro nero.

Centinaio, un ministro leghista che lo vedevamo in diverse trasmissioni televisive a parlare della crisi gialloverde, ma mai si è sentito spendere una sola parola contro questa strage: eppure nel settore agricolo la mortalità sul lavoro è di circa il 30% (ultimo rapporto INAIL); un morto su cinque sono agricoltori che perdono la vita ogni anno guidando il trattore. Ma anche il Ministro del Lavoro Di Maio non ha mostrato sensibilità verso questa strage dell’indifferenza, che con un po’ d’impegno si potrebbe dimezzare: ha addirittura tolto risorse all’Inail a favore degli industriali e se ne vantava anche sui social.

Anche la stampa tratta con incredibile sufficienza il problema. Se non sono vere stragi come la Eternit o la Thyssenkrupp, queste notizie ormai sono relegate in trafiletti di giornale, una battuta all’interno dei tg regionali, qualche post sui social. E cosa si dice, quasi sempre? Incuria del lavoratore, deraglia un treno?… è colpa del macchinista, tanto è morto e non può dire la sua. Nessuno che verifica se l’azienda ha mantenuto alta la manutenzione della rete ferroviaria dopo aver tolto alcune mansioni fondamentali per la sicurezza della stessa. Morire sotto una lastra di marmo a ventisei anni con un contratto di sei giorni, come è avvenuto a Carrara la settimana scorsa. Morire cadendo da una impalcatura a Milano, alla giovane età di settatanni. Da parte del nuovo governo neanche le condoglianze alla famiglia. Per non parlare di tutti quelli morti dalle esalazioni in varie aziende sparse per il Paese, quelli morti nei cantieri. C’è l’assuefazione dell’opinione pubblica, al massimo si scuote la testa dicendo “poveretto”.

Mercoledì scorso un altro uomo è morto. Aveva 55 anni, è stato stroncato da un infarto mentre raccoglieva meloni sotto una serra a 40 gradi. A piangerlo c’è solo la moglie con i tre figli che tutte le mattine lo ha visto recarsi a lavoro per portare da mangiare.

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