Boris Johnson sulla Brexit: “Il Regno Unito dovrà pagare”
Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri del Commonwealth, Boris Johnson, ha ammesso per la prima volta che il Regno Unito dovrà pagare per la Brexit. “Alcune delle cifre che abbiamo visto sono altissime ma, ovviamente, faremo ciò che dobbiamo” ha detto l’ex sindaco di Londra a BBC Radio. Appena un mese fa, Johnson aveva accusato l’Unione Europea di “estorsione” di fronte alle cifre che la l’UE aveva stimato per la Brexit (fra i 60.000 e i 100.000 milioni di euro), definendole esorbitanti.
Il capo-negoziatore della Brexit Michael Barnier, ha dato un ultimatum al responsabile inglese David Davis affinché porti dei numeri concreti alla terza fase delle negoziazioni, prevista per la prossima settimana a Bruxelles, e anticipi quanto il Governo britannico è disposto a pagare per uscire dall’Europa. Davis ha anticipato che, da parte sua, non ha alcuna intenzione di parlare apertamente di cifre fuori dai negoziati. Secondo quanto anticipato dal tabloid conservatore “The Sun”, il ministro responsabile della Brexit sta pianificando una sua offensiva. L’intenzione, si legge, è quella di accusare Bruxelles di “ostinazione e inaffidabilità” nel condurre i negoziati, che sono a un punto morto da ormai due mesi.
Brexit: qual è la situazione finora
Questo blocco delle negoziazioni è dovuto ad alcuni motivi-chiave a cui il Regno Unito fatica a venire a capo: primo fra tutti il termine economico della Brexit, ovvero quanto effettivamente il governo britannico dovrà pagare all’UE per non farne più parte. Ma a preoccupare sia i vertici dell’Unione che quelli del governo May ci sono anche gli accordi commerciali (vigenti e futuri) con gli Stati membri dell’Unione Europea e la questione dei diritti dei cittadini UE nel Regno Unito. Soprattutto quest’ultimo è un tema molto delicato, che solo pochi giorni fa ha ricevuto un colpo durissimo con l’invio (poi dichiarato un errore) di 100 lettere di espulsione ad altrettanti cittadini UE residenti in Gran Bretagna.
Il Primo Ministro britannico Theresa May ha più volte dichiarato che non ci saranno conseguenze per i cittadini UE che risiedono stabilmente nel Regno Unito. Il governo inglese sembra poi disposto, dopo gli ultimi negoziati, a spalmare la Brexit su un periodo di transizione di tre anni, per mitigare le conseguenze sulle imprese. Fino al 2022, quindi, sarà possibile muoversi tra UE e UK senza dover sottostare a restrizioni relative all’immigrazione.