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Avellino: via gli orrendi gazebo dal Corso, chi paga?

Dovevano arredare il salotto buono della città. Dovevano dare nuovo lustro al cuore del capoluogo. Dovevano trasformare la faccia di Avellino. Dovevano, appunto. Perché i tanto odiati gazebo di Corso Vittorio Emanuele ad Avellino non sono mai piaciuti a nessuno o quasi. Non li volevano gli esercenti, costretti ad adeguarsi a gusti non propri; non li volevano i cittadini, ai quali il duetto “chiodi”-panchine in ferro ha sempre fatto venire il voltastomaco; e non li volevano, per concludere in bellezza, tutti quelli – commercianti e residenti – che al Corso ci sono arrivati dopo l’esordio dei suddetti gazebo.

Così – era questa la fine naturale della storia – molto presto gazebo, chiodi e panchine lasceranno la strada principale della città. E pazienza, di certo i cittadini ne dovranno avere tanta, se per la loro costruzione e sistemazione poco meno di cinque anni fa la giunta Galasso spese – euro più, euro meno, variante più, variante meno – la bellezza di 700mila euro. Quei gazebo nessuno li ha mai voluti e ora andranno via, lontano da occhi indiscreti. La loro nuova casa dovrebbe essere la periferia della città: come se lì qualcuno potesse imparare ad amarli, ma tant’è.

A vestire i panni del boia ci ha pensato Ugo Tommasone, nuovo assessore all’Urbanistica dopo il rimasto della giunta Foti. Lo scorso fine settimana il consiglio ha approvato il progetto preliminare di riqualificazione di Corso Vittorio Emanuele. Nel nuovo salotto buono della città progettato e sognato da Tommasone, naturalmente, non ci sono i chioschi costruiti dall’architetto Giuseppe Vele. “Saranno rimossi i dodici gazebo, gli otto, cosiddetti chiodi, installati davanti ai bar e gli altri quattro presenti lungo il Corso – aveva annunciato l’assessore -. Andranno via tutte le sedute a cubo e le panchine. Dell’attuale arredo resteranno, solo le aiuole e i piccoli alberi”.

Settecentomila euro bruciati. O quasi. Perché l’arrendo che non va bene per il Corso andrà ad “abbellire” – forse – piazza Sturzo a San Tommaso, rione Aversa, parco Palatucci, Quattrograna Ovest, contrada Bagnoli, rione Parco, Bellizzi e Borgo Ferrovia. Costo del trasloco? Cinquantamila euro. Altri. Il Corso, naturalmente, non resterà spoglio. Ci saranno alberi, tanti alberi – ha promesso Tommasone -, “uno ogni venti metri”. E ancora, nuove panchine e nuovi dehors per i bar, con i titolari che – almeno così pare – li sceglieranno insieme all’amministrazione. Il giochetto – questa la cifra stanziata, che arriverà in parte anche dall’Unione Europea – dovrebbe costare altri trecentomila euro. Ben quattrocentomila in meno dei vecchi gazebo, che – ma per Avellino sarebbe stato troppo – avrebbero dovuto avere anche schermi touch e wifi libero. Sì, avrebbero. Un po’ come avrebbero dovuto abbellire il cuore della città. Quel che è certo – a conti fatti – è che hanno alleggerito, di un bel po’, le tasche degli avellinesi. Prima di andarsi a nascondere in periferia.

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Nicola Salati

Giornalista professionista che cerca di raccontare, in maniera imparziale, i fatti. Per me scrivere è una passione, l'ho avuta sin da piccolo, che ho cercato di tradurre in mestiere.
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