Arrestato direttore Agenzia delle Entrate di Salerno
In una operazione congiunta, Guardia di finanza e Carabinieri di Salerno hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare personale emesse dal gip del Tribunale di Salerno nei confronti di Gianluca La Marca, noto imprenditore del settore caseario proprietario del Caseificio Tre Stelle, dell’ex collaboratore di giustizia Giovanni Maiale, già affiliato all’omonimo clan, e del direttore dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, il napoletano Emilio Vastarella (ai domiciliari). Tutti e tre sono accusati di corruzione e istigazione aggravata alla corruzione, detenzione e porto illegale di armi da sparo clandestine, ricettazione e turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso.
Le indagini sono partite dalla figura di Gianluca La Marca, il quale, negli ultimi anni, ha attuato una politica economica espansionistica: sfruttando risorse provenienti da una massiccia evasione fiscale attuata dall’azienda di famiglia, da lui di fatto amministrata, progettando di acquisire direttamente, o tramite familiari, aziende zootecniche e allevamenti bufalini della zona di Capaccio Paestum ed Eboli in stato di crisi e sottoposte a procedure esecutive. L’imprenditore, avvalendosi della capacità intimidatoria di Giovanni Maiale per minacciare imprenditori e scoraggiarli all’acquisto, alle aste giudiziarie, s’impossessava di un’azienda di allevamento e produzione di latte di bufala di suo interesse, ed annesso terreno. In particolare, Giovanni Maiale detto ‘Giovanniello’, ex collaboratore di giustizia, come documentato dalle indagini dei carabinieri, mediante minacce dissuadeva un imprenditore rivale alla partecipazione all’asta giudiziaria relativa ad una procedura esecutiva immobiliare avente oggetto l’aggiudicazione di un’azienda agricola, alla quale era interessato il La Marca.
In occasione dell’incanto in questione, nessun altro imprenditore partecipava e i beni oggetto di esecuzione sono stati formalmente aggiudicati al prezzo complessivo di 944mila euro, a fronte di un valore stimato di circa 3 milioni, alla madre di Gianluca La Marca. Quest’ultimo, a sua volta, aveva anche cercato di corrompere il custode giudiziario ed incaricato della vendita all’asta, promettendogli del denaro (che non ha accettato) allo scopo di ritardare l’aggiudicazione dei beni. La pericolosità sociale del La Marca è stata ulteriormente confermata quando, nel corso di perquisizioni disposte dalla Dda, lo scorso mese di giugno, le fiamme gialle hanno arrestato il cugino, trovato in possesso, presso la sua abitazione, di un fucile a pompa e di una pistola con matricola abrasa.
Queste armi, come emerso dalle intercettazioni, erano di proprietà del La Marca, il quale, temendo controlli delle forze dell’ordine, le aveva date in custodia al cugino, dipendente del caseificio, affinché le nascondesse. Quest’ultimo, dopo una prima dichiarazione, si auto accusava falsamente di essere il proprietario delle armi pur di non fare il nome di Gianluca La Marca. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno accertato che La Marca, al fine di risolvere le pendenze tributarie del Caseificio Tre Stelle e i debiti che aveva accumulato con il Fisco, si era rivolto direttamente al direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, Emilio Vastarella , corrompendolo con un bracciale da donna in oro e brillanti (che è stato effettivamente sequestrato nell’abitazione del Direttore dell’Agenzia) e un orologio di valore (che La Marca intercettato confermava di avere poco prima consegnato), ottenendo, in cambio, uno sconto di oltre 60mila euro in realtà non spettante sulle sanzioni che erano state comminate al caseificio dalla Commissione Tributaria.
Questo trattamento di favore veniva formalmente giustificato, nel provvedimento a firma del direttore, sulla scorta di un’eccezionale situazione di difficoltà finanziaria del caseificio, fatta emergere nella istruttoria della pratica, quando nella realtà i conti dell’azienda evidenziavano una situazione particolarmente florida e l’attività commerciale era in piena espansione. In questo modo, il caseificio, oltre a beneficiare di uno sconto di più di 60 mila euro sulle sanzioni, otteneva dall’amministrazione finanziaria lo sblocco di un ingente rimborso Iva, che l’Agenzia delle Entrate aveva, come per prassi, congelato in presenza delle controversie tributarie. Per questo vantaggio economico, conseguito illecitamente, il gip aveva già accolto la richiesta di sequestro preventivo avanzata dalla Dda e la guardia di finanza aveva sottoposto a sequestro più di un milione di euro sui conti correnti del Caseificio Tre Stelle.