Annalisa Avitabile, intervista esclusiva per Newsly
Daniela Merola intervista in esclusiva per www.newsly.it la scrittrice Annalisa Avitabile. Nata a Palermo si trasferisce a Roma dove si laurea in scienze politiche. Ha collaborato alla stesura del “Rapporto annuale 2012 sull’economia del Mezzogiorno” ad opera dello Svimez e ha partecipato alla stesura del libro “Mafia sotto pressione” del novembre 2013. Dopo esperienze lavorative nel campo della comunicazione si trasferisce a Napoli dove risiede tuttora. “Un incontro d’anime” è il suo primo romanzo, pubblicato per L’erudita edizioni.
Annalisa, nata a Palermo, vissuta a Roma e residente a Napoli. Un bel giro per una “ricercatrice di storie”, posso così definirti. Come sei arrivata a Napoli?
Mi piace dire che è stata una scelta d’amore. Due anni fa il mio compagno ebbe una buona proposta lavorativa da parte di un’azienda napoletana. Convivevamo a Roma da circa un anno, e all’inizio la notizia del suo trasferimento fu un duro colpo. Dopo qualche mese, complice anche il cambiamento della mia situazione lavorativa, ho deciso di buttarmi e seguirlo, forte dell’amore per lui e dell’ attrazione per questa nuova città dove ero stata solo un paio di volte da turista. Purtroppola nostra vita di coppia non è andatanel migliore dei modi, e questa primavera abbiamo deciso di separarci. Ma nel frattempo mi sono scoperta perdutamente innamorata del capoluogo partenopeo, della sua bellezza senza tempo, del suo calore, dei suoi profumi e dei contrasti che la caratterizzano. Insomma, ho deciso di rimanervi comunque. Napoli non è certo una città facile, eppure ti ripaga ampiamente delle sue piccole grandi mancanze: basta fare due passi al centro storico, parlare con la gente o fermarsi a guardare il Vesuvio che spunta maestoso tra i palazzi, per capire che ne vale la pena. È semplicemente straordinaria.
Qual è la tua fonte di ispirazione per scrivere una storia?
L’ispirazione mi viene dalla vita: la mia, quella degli altri, quella che ci scorre sotto gli occhi in ogni giornata. Credo che la vita sia meravigliosa,in ogni sua forma. A volte, quando sento il bisogno di scrivere, attingo alla mia esperienza, al mio vissuto, a quello con cui negli anni mi sono misurata. Ogni tanto un ricordo fa capolino nelle mie giornate, e scriverne mi viene naturale. Altre volte invece per trovare l’ispirazione mi è sufficiente guardarmi attorno, osservare la realtà, assaporare con i cinque sensi tutto ciò che mi circonda: persone, paesaggi, situazioni. La quotidianità offre infiniti spunti. Anche per questo ho deciso di aprire la pagina Facebook “Il Favoloso mondo di Annalì”: perché fosse un contenitore di tutti i miei momenti di ispirazione, dei miei racconti e delle mie riflessioni. Una testimonianza del mio essere scrittrice ma anche, soprattutto, attenta osservatrice del mondo
A febbraio 2017 è uscito il tuo primo romanzo “un incontro d’anime” edito da L’erudita, marchio di Giulio Perrone editore, giunto ora alla terza ristampa. Lo hai da poco presentato al museo Pan di Napoli nell’ambito dell’evento “ tra segni e parole”. E’ un romanzo di formazione ambientato a Roma e che racconta la storia di una amicizia tra due giovani trentenni già provati dalla vita, che scoprono attraverso le loro email, di avere molte cose in comune. E’ un racconto generazionale, il racconto delle difficoltà dei giovani a comunicare e a farsi comprendere. Parlamene un po’.
“Un incontro d’anime”, lo dice la parola stessa, è la storia dell’incontro tra due anime. Due anime “gemelle”. Ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è una storia d’amore: parla di amicizia, di rapporti, di vita. Parla d’amore, sì: ma anche di odio, di debolezze, di paure e difficoltà che accomunano la vita di ognuno di noi. La storia si svolge a Roma, tra i palazzi umbertini del quartiere Prati e la colorata vivacità del rione Testaccio, all’ombra del Gazometro: un simbolo “unconventional” della città Eterna, già reso celebre da Ozpetek ne “Le fate ignoranti” e che io adoro da sempre (a proposito: la foto della copertina, che ritrae proprio il Gazometro, l’ho scattata io!). I miei protagonisti, Veronica e Gabriele, sono due trentenni “qualunque”, con i problemi, i sogni e le aspirazioni tipiche dei loro coetanei. Conducono una vita apparentemente normale fatta di lavoro, famiglia, poco tempo libero e qualche amicizia. Eppure le insoddisfazioni non mancano: entrambi sono profondamente insicuri, fragili, spaventati. Entrambi non possono fare a meno di sentirsi “diversi” a causa di una sensibilità fuori dal comune e di una gentilezza d’animo che non sempre al giorno d’oggi si configura come un elemento positivo. Entrambi si sentono a tratti esclusi da un mondo che corre troppo veloce: un mondo che non è disposto ad ascoltare. Si sentono soli seppur in mezzo alla folla. E in questa loro diversità, come per magia, si incontrano: in un posto di lavoro apparentemente freddo e inospitale (che Veronica definisce scherzosamente “prigione”), le loro anime si sfiorano. Dopo un primo timido contatto via mail, i due ragazzi iniziano a scriversi ogni giorno, dando vita ad un rapporto epistolare intenso, speciale, fuori dal tempo. Riga dopo riga, lettera dopo lettera, settimana dopo settimana, i due scoprono l’incredibile affinità delle loro storie, dei loro caratteri, delle loro anime. Dove li condurrà tutto questo… lo scoprirete solo leggendo.
“Un incontro d’anime” è pieno di colpi di scena, di vicissitudini dei protagonisti, di intrighi sul lavoro, e su tutto le solitudini dei due protagonisti , Veronica e Gabriele, che si riconoscono nelle difficoltà. In questa società moderna priva di morale e violenta avere “un incontro d’anime” è ancora possibile?
Io credo di sì. È sufficiente guardarsi attorno con attenzione. Tendere la mano all’altro, con curiosità e interesse. E poi ascoltare, ascoltarsi e cercare di trovare punti di incontro. Anche in contesti che apparentemente possono sembrare freddi, difficili. Anche in un posto di lavoro dove ti senti solo, un risvolto piacevole è sempre possibile. Non è facile certo: aprirsi all’altro porta con sé sempre un certo margine di rischio. Il rischio di rimanere delusi, di essere derisi, di soffrire. Ma nella maggior parte dei casi…ne vale la pena.
Il romanzo è scritto in maniera molto accattivante, fresco e immediato nel linguaggio e comprensibile ad ogni fascia d’età. Qual’ è stato il tuo obiettivo primario quando lo hai scritto?
Non ho mai pensato ad un vero e proprio obiettivo. Ho sentito l’urgenza di raccontare una storia che sentivo dentro. In Veronica c’è molto di me e molto di tante ragazze della mia età. I suoi sogni, le sue emozioni, ma anche le sue paure, le difficoltà e le insicurezze credo appartengano a tante persone della mia generazione. Scrivere di questo vuol dire anche dare un senso a questo bagaglio, farsene carico e usarlo come spunto per una riflessione sul senso di tante situazioni che quotidianamente ci troviamo ad affrontare: tra tutte il senso di precarietà che perennemente ci accompagna. Una precarietà che non è solo economica o professionale, ma anche emotiva e relazionale. E suggerire, perché no, una parziale soluzione: la soluzione insita in rapporti profondi, che vadano al di là della banalità, al di là della superficie.
Non è semplice essere immediati e come si dice oggi “smart” e mantenere un livello stilistico e narrativo profondo e con un significato. “Un incontro d’anime” racchiude in sé profondità, sentimenti reali e velocità nell’arrivare al pubblico. Pensi che, visto il successo del romanzo, il pubblico abbia percepito questo tuo coniugare riflessioni serie, descrizioni dettagliate e ironia?
Io credo proprio di sì. E credo che questo sia uno dei punti di forza del mio libro. Tanti lettori mi hanno confessato di essersi immediatamente immedesimati nei miei personaggi, nella storia, nelle situazioni che racconto. Questa possibilità di identificazione è a mio avviso uno dei regali più belli che certe opere di narrativa sanno offrire. Una specie di piccolo miracolo: condurti per mano dentro un’altra vita, un’altra realtà. E quando questa identificazione si compie, quando effettivamente il lettore riesce ad addentrarsi tanto tra le pagine di un libro che sta leggendo, credo che il merito sia anche di un linguaggio che sa parlare a tanti, che sa toccare certe corde. Un linguaggio che riesce a toccare il vissuto di tante persone, pur nella consapevolezza che non siamo tutti uguali. Questa capacità di coniugare profondità, ironia e osservazione della realtà è un po’ la sintesi del mio approccio alla vita. E un romanzo, il mio romanzo, non poteva far altro che rifletterlo.
Hai già fatto varie presentazioni, ce ne saranno altre?
In primavera ho avuto la fortuna di portare “Un incontro d’anime” in giro per l’Italia: sono stata tre volte a Roma, poi a Napoli, Genova, Ragusa, Palermo. Ogni volta è stata una grandissima emozione. Ogni volta è stata diversa dalla precedente, e ho avuto il piacere di interfacciarmi con un pubblico attento e interessato, e di collaborare con relatori di spessore. Pochi giorni fa c’è stata un’altra presentazione napoletana, nella stupenda cornice offerta dal Pan. Nei prossimi mesi ho già in calendario un paio di altre presentazioni: una al nord, un’altra al sud, un’altra ancora al centro. Ovviamente mi auguro che la lista possa arricchirsi. Per me è sempre un onore presentarmi ad un pubblico che non mi conosce, suscitare la curiosità dei lettori, dare e prendere spunti di riflessione che ogni volta sono nuovi e straordinari.
[amazon_link asins=’8867701983′ template=’ProductAd’ store=’newslyit-21′ marketplace=’IT’ link_id=’e68a0cbc-9d79-11e7-b931-1d71d44411dd’]