Amia, l’Intervista sul suo primo singolo “Piccola donna”
In occasione dell’uscita di “Piccola donna”, brano scritto in coppia con Sabrina Amato e prodotto da Lele Battista, abbiamo incontrato Amia, al secolo Annamaria Alaimo, figlia d’arte del noto basso-baritono Simone Alaimo e del soprano Vittoria Mazzoni. Il brano, che segna il debutto discografico della giovane cantautrice campana, racconta la tragica storia di Daniela che ha perso la vita in un incidente stradale.
Lo scorso 26 maggio è uscito il tuo singolo d’esordio “Piccola donna”. Come si riesce ad affrontare un tema così delicato in chiave matura e, in qualche modo, positiva? “L’obiettivo era sin dall’inizio quello di restituire positività ed energia ad una tematica complicata e senz’altro triste, abbiamo ricercato le sonorità più giuste e suggestive e degli incastri di parole che traducessero il nostro sentire e rispettassero Daniela e la sua storia”.
Quanto conta per un artista uscire con un brano che sia in qualche modo manifesto della propria anima e del proprio stile musicale? “E’ fondamentale, un artista deve prima di tutto essere credibile e per esserlo deve ‘credere’ con tutto se stesso nel prodotto che va a proporre. Ho provato ad immedesimarmi in una perdita, come credo la maggior parte di noi, e ho cercato di essere una narratrice onorata di raccontare questa vicenda aggiungendoci il mio emozionato contributo creativo”.
La produzione artistica è di Lele Battista, che valore aggiunto ha dato a questo lavoro? “La collaborazione con Lele Battista è stata fondamentale e incisiva, con lui e Sabrina abbiamo pedalato in tre per ricercare l’espressione musicale migliore e poi la musica crea delle connessioni umane e professionali uniche, e con lui sono certa di ‘confezionare’ tanti altri progetti”.
Quali artisti e/o stili musicali hanno accompagna la tua crescita artistica? “Fino al momento in cui ho potuto autonomamente accedere alla scelta musicale sono stata indirizzata dai miei genitori, quindi, avrò ascoltato per i primi 5-6 anni tutto il repertorio d’Opera possibile, da Rossini a Mascagni passando per Mozart Donizzetti e tutti gli altri geni del passato, poi ‘la pancia’ si è fatta sentire, e ho percorso strade musicali alternative ma ugualmente magiche, come il soul il gospel e il r&b”.
Secondo te, il web rappresenta più una risorsa o una minaccia per la discografia? “Entrambe le cose, il web è una risorsa per il consumatore e per la visibilità dell’artista, poi diventa una minaccia vera e propria per l’economia personale di ogni singolo musicista, ma confido in quelli come me che amano ancora l’odore del supporto fisico come l’odore delle pagine di un libro appena comprato”.
Oggi come oggi per un giovane, sia nella musica e purtroppo anche in tanti altri settori, non è facile emergere. Come valuti la situazione discografica del nostro Paese? “La valuto ma non la giudico, mi limito a viverla perché è solo facendo che si può sperare di creare una inversione di marcia. Non è semplice, è vero, ma è entusiasmante e stimolante. La musica come tutto è in continua evoluzione, serve capire le direzioni e provare a imporre il proprio passo, ma finché i ‘numeri’ saranno avanti al moto artistico non c’è molto scampo”.