Alta Velocità Torino-Lione, Chiara Appendino dice no
La Sindaca MS5 di Torino Chiara Appendino dice no all’alta velocità Torino-Lione, avanzando una mozione che impegna la città ad uscire dall’Osservatorio sulla TAV. Le polemiche si sono scatenate in tutto lo Stivale. Il senatore del Pd Stefano Esposito definisce la Sindaca “una persona davvero incredibile”, facendo riferimento alla contraddizione di tale decisione rispetto alla richiesta appena inviata al governo del Patto per il Piemonte, all’interno del quale sono contenute molte opere collegate alla realizzazione della linea ad Alta Velocità.
La Appendino sottolinea che la scelta non è una questione ideologica, bensì spiega che il progetto sia investimento non necessario ne prioritario, le cui risorse “potrebbero essere impiegate meglio” consapevole che l’abbandono del progetto da parte di Torino non causerà modifiche al suo avanzamento.La decisione della sindachessa è quanto discutibile, tanto interessante.
La costruzione della linea TAV e del tunnel Torino-Lione è infatti stata classificata come uno dei 5 big white elephants dell’Unione Europea, la quale ha stanziato 3.4 miliardi di euro per la sola costruzione del tunnel che avrebbe dovuto avere un costo complessivo di 9.6 miliardi di euro, ammontati tre anni dopo a 26 miliardi di euro, secondo quanto riportato da Euractiv.
Se da un lato le popolazioni locali, gli ambientalisti e il Green MEP denunciano i danni ambientali del progetto, dall’altro sottolineano anche i garbugli economici con cui i governi e l’Ue finanziano l’infrastruttura, sottoponendo la questione ad indagine presso l’OLAF (anti-fraud office dell’Unione). Monica Frassoni, co-presidente dell’European Green Party, aveva già da tempo criticato l’Europa per questo tipo di big project considerati erroneamente l’unica via per lo sviluppo del trasporto europeo definendoli “uno strategico disastro per l’economia dell’Unione”.
D’altro canto, come non negare l’esistenza di numerosi collegamenti che già forniscono un rapido servizio di collegamento attraverso le Alpi, che Euractiv definisce “sfruttati solamente per il 20% della loro capacità potenziale”. I ritorni economici di questa grande opera arriveranno nel 2072, solo allora potremo fare un bilancio dei danni economici e finanziari oltre che ambientali, che ricadranno sulla popolazione.