Afrin News: tra pulizia etnica e resistenza continua
Afrin, Siria. Un piccolo cantone del Rojava che fino a qualche giorno fa resisteva ai continui attacchi turchi. Un piccolo cantone che, nonostante sia stato messo alle strette in molti modi, ha continuato a guardare oltre, verso un orizzonte di speranza, di libertà e giustizia. A credere che un altro mondo fosse possibile.
E’ da Gennaio che i bombardamenti sono continui ed incessanti e più si va avanti, più la Siria rischia di diventare un ricordo lontano, un nome cancellato sulla mappa, macerie nel deserto.
Per cosa? Perché? Domande che non trovano risposta. Domande e basta.
Soliti giochi di potere dei grandi? Dominio del e sul territorio?
Perché nel 2018 non esiste chiarezza? Perché si ha ancora paura delle società democratiche nel vero e puro significato della parola? Perché non si resta umani?
Afrin ha da sempre resistito prima all’Isis, poi ai turchi, ma da qualche giorno le milizie jihadiste urlano che è caduta, che tutto è compiuto. Un’opinione non condivisa dalla popolazione e dai resistenti che, nonostante le persecuzioni terribili, persegue in direzione ostinata verso l’ideale di libertà e democrazia.
Le notti del weekend appena passato rientrano nella categoria Bagno di Sangue. E’ stata compiuta un’epurazione che ha colpito le truppe resistenti, i civili e tutti coloro che non hanno voluto piegarsi a queste nuove imposizioni, a questi nuovi comandi.
“La resistenza del popolo della Siria del Nord è stata una resistenza comune. Per non essere vittime di genocidio, una grande parte della popolazione di Afrin è dovuta emigrare a Serawa e Shaba. Questo non significa che abbiamo rinunciato ad Afrin. La resistenza continua.”
Per un gruppo che dichiara la caduta, la presa e la tortura su pubblica piazza, ve ne è un altro che non si arrende, che crede in un ideale di società, democrazia, fratellanza.
E forse è per questo che ad Afrin molti combattenti sono europei. Forse è per questo che sono i giovani a far parte della difesa di questa terra. Perché qui c’è identità! Si è umani nella tragedia. Si è umani contro la violenza dei grandi. Identità ed umanità che nei paesi e nel pensiero del mondo occidentale vengono sempre meno.
“Defend Afrin!”
Una degli ultimi combattenti della Brigata internazionale a perdere la vita è stata una ragazza inglese, Anna Campbell, 26 anni, in Siria dal Maggio 2017 e morta la notte del 15 Marzo sotto ad un bombardamento.
“Mi sono unita ai curdi perché volevo sostenere la loro rivoluzione ed ora sono felice e fiera di poter andare ad Afrin, perché gli attacchi della Turchia contro il popolo curdo e la sua rivoluzione sono spaventosi.”
Così aveva detto, così aveva deciso e come Anna molti altri ragazzi europei, di differente nazionalità, hanno preso e scelto la via della Siria, il luogo dove ci si batte per un progetto di società che guarda alle comunità, dove si dovrebbe decidere tutto nelle assemblee, dove l’identità di persone viene prima di quella di stato. Un luogo in cui ribellarsi all’oppressore è la giusta cosa da fare per vivere un giorno liberi e fratelli.