Cinema

A casa tutti bene: Recensione del film di Muccino

Non per tutti, ma di tutti. Tale è la sintesi perfetta per descrivere quello che lascia questa pellicola, ennesimo capolavoro di Gabriele Muccino. Incomprensioni famigliari, amori, tradimenti, istinto e persino la finzione per il quieto vivere accomunano, spesso, se non tutta, almeno anche solo un periodo della vita di molti.

Recensione

Durante lo scorrere della proiezione, è stato inevitabile calarsi nei panni di Elettra, donna dall’intelligenza tagliente e madre separata e incapace di amare ancora semplicemente perché, probabilmente, è stato sempre prioritario mantenere integra una corazza.
Quante volte siamo stati Carlo, personaggio di PierFrancesco Favino, nei fallimenti dei sentimenti e l’ostinazione di errare ancora.
In tante maledette fasi ha padroneggiato la Sara di Muccino, consapevole ma inerte dei disastri sentimentali.
Di quei sentimenti che tiriamo avanti con amore unilaterale, per non scomporre gli equilibri famigliari e relazionali.
Talvolta, avremmo dovuto avere il coraggio di essere felici come Paolo (Stefano Accorsi)ed Isabella, ma abbiamo fallito con la stessa falsità e vigliaccheria di Diego.
Per non parlare di tutti i momenti in cui siamo stati nel limbo tra l’amore(o compassione?) per gli altri e il rispetto per la propria libertà. Ne sa qualcosa Beatrice, interpretata dalla bravissima Claudia Gerini.
Quante volte avremmo voluto solo un po’ della spensieratezza dei giovanissimi Edoardo e Luna, ed invece abbiamo fallito miseramente con la maturità e l’eccessiva consapevolezza dei più anziani Alba e Pietro. Di quella lucidità che fa bene solo dopo una certa età.
Potremmo riflettere sulla stupidità e l’audacia, fine a se stessa, di tirar fuori qualcosa che non c’è più nell’altra persona come ci mostra Ginevra, che qualcuno descriverebbe come un personaggio antipatico. Ma, ancora, quante volte abbiamo avuto lo stesso masochismo sino ad arrivare a interpretare la causa della rottura pur di non ammettere di esserne, invece, la parte lesa?
Potrei continuare con la disperazione dei futuri genitori e precari che svelano che, esiste la stabilità sentimentale anche laddove scarseggia quella economica. Emblema, questo, della condizione socioeconomica di un numero cospicuo di famiglie italiane.

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Dunque, nessuno può sentirsi del tutto escluso dalla variante di circostanze che Muccino ci ha illustrato.
Durante la proiezione, a tutti deve capitare di sentirsi chiamato in causa, che sia per un secondo, un minuto o fino alla fine. E chi lo nega, mente.
Oppure è un osservatore superficiale. Non a caso -appunto-, non fa per tutti.
Ai più attenti e perspicaci, potrebbe succedere di intraprendere un breve viaggio a ritroso nelle proprie esperienze: tra quelle scelte un po’ affrettate, ricordando occasioni evitate per timore di essere solo un po’ se stessi, tra le parole non dette o altre lanciate come missili. O, semplicemente, sentirsi orgogliosi di quello che è stato.
Ma queste sono altre storie, le storie di ognuno che Muccino, servendosi della professionalità di un ottimo cast, ha raccontato e intitolato con l’espressione di routine più comune dietro cui si cela tutto quello che non si può o non si vuol dire. Non solo per tagliare corto conversazioni obbligatorie.
E, forse, tutti adesso sappiamo più di prima che non sempre è proprio del tutto vero che .. “A casa tutti bene”.

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