A casa di mamma, progetto contro la depressione post-parto
Il parto è sicuramente una delle esperienze più spettacolari e complicate della vita di una donna. Per nove mesi, un nuovo esserino si prepara a salutare il mondo, e il corpo della futura neo-mamma si trasforma, cresce e si evolve insieme al bambino, fino alla nascita e oltre. Sicuramente è proprio il momento del post-parto quello più delicato per la donna. I forti squilibri ormonali, infatti, non sono sempre facili da gestire e possono portare alla depressione post-partum, problema che colpisce dal 10% al 15% delle neo-mamme.
Sono proprio queste donne le protagoniste di “A casa di mamma”, il progetto presentato da Nèfesh Onlus. L’associazione napoletana, nasce con l’obbiettivo di offrire cure psicologiche e psicoterapeutiche a chi, per questione economiche o sociali non potrebbe permettersele. “A casa di mamma”, è pensato per aiutare tutte quelle donne che vivono un cambiamento che non è solo fisico, ma anche mentale, nei giorni successivi alla nascita del bambino. Ovviamente, c’è bisogno di fondi per poter realizzare la rete di assistenza, quindi, fino al 29 marzo, il progetto è in concorso sul sito della Fondazione Aviva Community Fund. Aviva, è una delle principali reti assicurative al mondo che, periodicamente, sceglie di investire in attività no-profit in Italia. Ha già finanziato 36 progetti in tutta la penisola e, questa competizione, offre la possibilità di avere un sostegno economico per una causa importante nella comunità.
Il progetto
“Napoli è una tra le città campane con il più alto tasso di natalità, – si legge nella presentazione del progetto, sul sito dell’associazione – necessita di percorsi di sostegno maggiormente strutturati per la gravidanza/maternità destinati a madri, bambini e alle loro famiglie appartenenti alle fasce deboli della popolazione.”
Nel rapporto “Postnatal care of the mother and newborn”, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tratta con molta attenzione i tempi e i modi della cura postnatale di madre e bambino per il periodo che copre le sei settimane successive al parto (puerperio) che costituiscono una fase critica nella vita delle madri e dei neonati. Tra le Linee Guida dell’OMS sul post-parto viene sottolineata l’importanza delle visite domiciliari e del supporto psicologico e sociale.
“Si raccomanda – continua la Onlus Nèfesh sul sito – che a 10-14 giorni dopo la nascita, tutte le donne siano monitorate sulla risoluzione della lieve e transitoria depressione post-partum. Dai dati si evincono la frammentazione territoriale di questo tipo di assistenza e la mancata integrazione delle strutture, che rendono difficili percorsi di supporto integrati e continui in diverse regioni, inclusa la Campania: infatti, solo nel 6% dei casi è garantita una rete tra consultori ed ospedali per l’assistenza domiciliare post-nascita. Grazie all’incontro con Piano Terra Onlus, che vanta partner come Save The Children, nel 2017 abbiamo creato un sistema di presa in carico integrato in cui Nèfesh Onlus conduce le sue attività”. Sono due i percorsi terapeutici proposti dall’associazione nel suo progetto:
- A casa di mamma: percorso di 2 incontri domiciliari (pre e post-nascita) per le neo-mamme. I colloqui hanno l’obiettivo di ascoltare la donna in una fase di intenso cambiamento, rappresentando una preziosa opportunità per di discutere dell’esperienza del parto e delle prime fasi di relazione tra madre e figlio.
- Madri creative: ciclo laboratoriale di 10 incontri di lavorazione della creta. Offre alle mamme momenti di libera espressione e confronto reciproco, stimolando la cooperazione e l’integrazione.
L’obbiettivo, è quello di fornire sostegno psicologico, attraverso l’ascolto e l’espressione artistica, a donne italiane e straniere ed ai loro figli in situazioni socio – economiche svantaggiate, creando una rete di sostegno e prevenendo il disagio e la depressione post-partum.
“Vogliamo coinvolgere altre 40 donne in gravidanza – leggiamo ancora nella presentazione del progetto – neo-mamme italiane e straniere in condizioni di particolare vulnerabilità e a rischio emarginazione sociale, a cui vengano destinati il servizio di consulenze psicologiche domiciliari e il laboratorio di creta. Abbiamo chiesto alla Fondazione Aviva Community Fund di finanziare la prosecuzione del progetto, per raggiungere un maggior numero di famiglie ed ampliare l’offerta di attività non presenti a livello locale o presenti in maniera poco strutturata, poco tempestiva e poco efficace”. Così nasce l’idea di partecipare al concorso per poter ottenere i fondi necessari. Fino al 29 marzo, si può scegliere di aiutare questi ragazzi registrandosi a questo link.