25 Aprile, Festa della Liberazione dal Nazi-fascismo
A quasi settant’anni di distanza è legittimo chiedersi “Chi si ricorda più del 25 aprile?” e dei valori e della eredità che ci ha lasciato la Resistenza? È chiaro che le generazioni che l’ hanno vissuta in gran parte non ci sono più, ne sopravvive una minoranza.
Lo scorso anno in una trasmissione televisiva, mandata in onda dalla RAI (mi sembra), in una video-intervista si chiedeva alla gente comune “cosa festeggia l’Italia il 25 aprile?”
La risposta che più mi fece sorridere fu quella di un giovane che disse: “La festa della mamma”.
Per molti, invece, il giorno della Liberazione è rimasto una data fondamentale. In quel giorno quasi sempre fu un gruppo di partigiani ad annunciare la fine dell’occupazione nazista. La Liberazione venne salutata dal suono delle campane, dai falò sulle colline, dallo sventolio di vecchie bandiere. La popolazione tornò nelle strade, si accalcò nelle piazze. In alcuni casi città e paesi, una volta liberati, dovettero far fronte, ancora per giorni, alle insidie di un esercito in ritirata e allo sbando.
Allora, a settant’anni ed oltre è ancora lecito chiedersi “cos’è stata la Resistenza per il popolo italiano e come si è giunti alla Liberazione e quale è stato il percorso che i Padri Costituenti hanno fatto verso la Democrazia.”
Oggi assistiamo a un vero è proprio vuoto di memoria da parte delle nuove generazioni, ma anche dell’attuale classe dirigente che lo specchio esatto di questa volontà di voler cancellare il passato.
Per tanti la data del 25 aprile è diventata la semplice registrazione burocratica di un evento del passato. La stessa istituzione scolastica, che dovrebbe essere una delle fonti della formazione, se non la fonte per eccellenza, sembra latitare su questo argomento, al pari di altre istituzioni.
Pare che il tutto sia riconducibile ad un giorno di festa da trascorre con qualche ora in più a letto o con una bella gita fuori porta. Sicuramente è anche un giorno di festa perché la Liberazione fu un grande giorno di gioia per esserci liberati dai tedeschi e dai fascisti e perché si trattava di cominciare una nuova vita sociale politica, economica, etica.
Ma il 25 Aprile è anche una festa dedicata all’impegno a realizzare e diffondere i valori per i quali i nostri Padri combatterono nella Resistenza e che si sono trasfusi nella Costituzione. Questa giornata è il punto conclusivo di una vicenda che vede coinvolti in prima persona i cittadini a difesa della libertà. Perciò questa data non deve essere considerata come una “operazione nostalgia”, ma deve essere l’incoraggiamento a recuperare quel patrimonio ideale che non è affatto spento. Soprattutto in questo periodo dove prevale l’ egoismo, e la volontà di revisionismo e di cancellazione della memoria storica, con una deriva cosciente verso un nuovo autoritarismo.
Nel nostro Paese, c’è troppa corruzione, troppa cattiva politica, troppe disuguaglianze, troppa povertà. C’è bisogno di un cambiamento radicale, di una rigenerazione della politica, di investimenti e piani per creare nuovo lavoro, di maggior correttezza ed eticità nella vita politica e in quella privata. Il rinnovamento non passa attraverso riforme costituzionali pasticciate, nè da sistemi elettorali truffaldini che intaccano seriamente il principio della rappresentanza e di fatto limitano il ruolo stesso del Parlamento.
Facciamo in modo che questa ricorrenza del 25 Aprile non sia sempre di più la mesta cerimonia degli addii, un congedo silenzioso da un mondo vissuto nella conquista della libertà e nella speranza di un cambiamento. Non perdiamo quel filo della memoria che unisce passato e presente.
Auguriamoci in questa giornata, che questa nostra democrazia parlamentare non venga abolita canticchiando “Bella Ciao”. Auguriamoci che ritorni il tempo della “Liberazione”, come lungo della storia italiana, fuoco che cova sotto la cenere.
La storia ha il compito di insegnarci e noi dalla storia dobbiamo imparare, perché in essa è racchiuso il nostro passato, ma anche il nostro futuro. Noi amiamo la nostra libertà, ma dobbiamo considerare che la libertà senza ideali è solo un’illusione.